“Qualcuno spieghi al presidente che il presidente è lui”. Inizia così la nota stampa di denuncia del capogruppo dei Progressisti Francesco Agus, che descrive le condizioni "al limite" in cui versano gli ospedali e in particolare i pronto soccorso.

“Per oltre sei mesi il Brotzu e il Policlinico hanno supportato una mole di accessi che nella normalità gravava su quattro presidii e a cui si è aggiunto il traffico verso Cagliari generato dai continui problemi ai PS di Muravera, del Sulcis, di San Gavino e Oristano. La parola caos – afferma il consigliere regionale - non rende sufficientemente l’idea della situazione: ormai per i codici verdi l’attesa supera le 12 ore, è quotidiano che ci siano più di 20 pazienti in codice giallo contemporaneamente in attesa di visita così come è diventato comune il fatto che persino i codici rossi, i pazienti più gravi, debbano attendere oltre il consentito”.

“I danni peggiori sono stati evitati solo per merito dello spirito di sacrificio e della preparazione del personale medico e infermieristico – sottolinea Agus -. Ma perché si è arrivati a questo punto? Da un mese e mezzo la Sardegna è considerata fuori pericolo, prima in zona gialla e poi bianca. I sardi possono andare al mare, a teatro, in ristorante e a giocare a calcetto. Ma non possono permettersi di stare male perché la gestione della sanità e in particolare dell’emergenza-urgenza è ancora ai livelli del pieno lockdown a causa di gravi, evidenti e innegabili errori nella gestione della sanità”.

Il capogruppo sottolinea: “Abbiamo sollecitato più volte la programmazione delle riaperture graduali dei pronto soccorso della Sardegna. In commissione, in Consiglio e con ogni mezzo possibile. Era normale è atteso il fatto che con la ripresa di tutte le attività sarebbero ripartiti anche gli accessi ai PS. Gli unici che non avevano pensato a questa eventualità sono stati i vertici della sanità, dell’ATS e della Giunta Regionale. Che, evidentemente, non hanno niente sotto controllo, visto che un mese fa hanno annunciato, attraverso un comunicato stampa che fissava la data al 4 giugno, la riapertura del Pronto soccorso dell’ospedale Marino. Una bufala, più volte rimandata e infine sparita dai radar. Di rimando in rimando si è arrivati al momento in cui non è più possibile rimandare: con tutta probabilità domani verrà invece riaperto il Pronto soccorso del Santissima Trinità. Ma la ripresa avverrà in una situazione di gravissima insicurezza, per responsabilità interamente imputabili all’ATS”.

“Da mesi, infatti – continua -, esiste un progetto per ampliare la sala d’attesa del pronto soccorso dell’ospedale e consentire quindi accessi separati tra pazienti Covid e tutti gli altri. Si tratta di un intervento fondamentale per garantire che chi entra in ospedale da sano non ne esca da malato, come successo nel recente passato. Ma l’Ats ha impiegato mesi per completare il progetto, atteso sin da quando l’aumento dei contagi durante la seconda ondata aveva costretto a dedicare l’intero pronto soccorso di Is Mirrionis alla sola gestione dei pazienti Covid. Questo è arrivato al Comune di Cagliari, alla Regione e alla soprintendenza per le necessarie autorizzazioni solo il 25 maggio. E li è rimasto, impigliato nelle maglie della burocrazia: tra richieste di integrazioni alla pratica urbanistica, conferenze asincrone e il totale disinteresse della parte politica che guida Comune e Regione forse i lavori verranno autorizzati a luglio e realizzati a settembre. Forse. Una follia, considerando che ad oggi poco più del 20% dei sardi ha concluso il ciclo vaccinale”.

"Una mega-idea buttata lì, senza progetti, senza fondi in bilancio e senza un briciolo di onestà intellettuale e di realismo: in sei mesi non siete riusciti ad ampliare una sala d’attesa e adesso vorreste farci credere di essere in grado di costruire da zero un nuovo ospedale?", conclude Agus.

In questa enorme prova di imperizia lascia sgomenti quanto annunciato ieri dal Presidente della Regione: “subito un polo sanitario di grande eccellenza nell’area compresa tra la fiera e sant’Elia”.