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Volodymyr Zelensky, dopo essere stato brutalmente messo alla porta da Donald Trump al culmine di un diverbio, ha deciso di anticipare di un giorno il suo incontro con il premier britannico Keir Starmer, inizialmente previsto per il giorno successivo al summit. A Londra, però, il presidente ucraino è stato accolto calorosamente, con abbracci, sorrisi e il benvenuto del primo ministro laburista: "Very, very welcome". Starmer ha ribadito l’impegno incrollabile del Regno Unito nel sostenere l’Ucraina fino alla fine e ha organizzato anche un incontro fuori programma con re Carlo III, sottolineando il rispetto istituzionale.
Zelensky ha ammesso, però, che il sostegno di Trump è cruciale per l’Ucraina, nonostante l'umiliazione subita nello Studio Ovale a Washington. Dopo essere stato cacciato da Trump, ha dichiarato su X: "Il sostegno del presidente Trump è cruciale per noi". Non ha però ceduto alle richieste di scuse da parte degli Stati Uniti, ribadendo che "nessuno vuole la pace più di noi" e insistendo sulla necessità di "essere onesti e diretti sui nostri obiettivi comuni". Ha anche ringraziato sia l’America per l’aiuto vitale durante i tre anni di guerra, sia Trump stesso.
Tuttavia, nonostante i ringraziamenti, la situazione si fa critica. Da Washington arriva la minaccia di un'interruzione del sostegno a Kiev, con gravi conseguenze sul futuro dell’Ucraina. Le garanzie di sicurezza americane, richieste dalla NATO e dall’Europa, sono al centro di un delicato negoziato che potrebbe influenzare l’esito della guerra. Ma Trump sembra fermamente contrario a concederle, aumentando l’incertezza sulla futura cooperazione tra USA e Ucraina.