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È il giorno del giuramento bis. Sergio Mattarella torna a Montecitorio sette anni dopo il suo primo insediamento al Quirinale. Il Capo dello Stato, questo pomeriggio, giurerà sulla costituzione dando il via ufficialmente al suo secondo mandato.
L'insediamento sarà contrassegnato da riti, procedure e uno stringente protocollo.
Il corteo presidenziale, partito dal Colle alle 15:10, è arrivato in breve tempo a Montecitorio e la campana del torrino del palazzo ha iniziato a suonare. Ad accoglierlo il presidente della Camera, Roberto Fico, e quello del Senato, Elisabetta Alberti Casellati, che lo hanno accompagnato all'interno dell'aula. Lungo il percorso, nella sala dei ministri, l'incontro con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e con quello della Corte costituzionale, Giuliano Amato. Tutte le cinque più alte cariche dello Stato riunite insieme.
«Per me è una nuova chiamata, inattesa, alla responsabilità, alla quale tuttavia non posso e non o inteso sottrarmi». Sono le prime parole di Sergio Mattarella nel pronunciare il discorso di insediamento. «Adempirò al mio dovere secondo i principi della Costituzione. La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno ad essere il punto di riferimento della mia azione».
Mattarella ricorda le condizioni in cui è avvenuta la rielezione, in un Paese attraversato da difficoltà economiche e sociali perché «la lotta contro il virus non è conclusa». «L'Italia è un grande Paese. La stabilità di cui si avverte l'esigenza è fatta di dinamismo, di lavoro e di sforzo comune».
Il discorso del presidente è spesso interrotto dagli applausi. Il più lungo e sentito quello seguito alle parole di ringraziamento per forze armate, medici, operatori del sociale e tutti i soggetti impegnati nel fronteggiare l'emergenza pandemica e la campagna vaccinale.
Mattarella delinea poi l'identikit del Paese che gli italiani sono chiamati a costruire, «un Paese che cresca in unità», una nazione «più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano». Un Paese dove «le disuguaglianze vengano meno» e che possa offrire opportunità per i giovani, di studio e di occupazione. Rilanciare l'Italia significa anche «metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l'Europa».
E per quanto riguarda le tensioni internazionali, «Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità». Per questo l'auspicio che l'Europa sappia essere protagonista anche nei processi di pace nell'area mediterranea e nel Medio Oriente.
Un altro applauso segue alla riflessione sul fatto che «senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso». Per il capo dello Stato, il cittadino «deve poter fare affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla repubblica. Subito dopo, lungo battimani anche per l'accenno alla magistratura come «elemento fondamentale del sistema costituzionale», ma per cui è necessario «un profondo processo riformatore» che faccia «recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei».
Un pensiero anche per Papa Francesco, «al cui magistero l'Italia guarda con grande rispetto».
Ancora, il tema dei beni culturali e della cultura che «non è il superfluo» ma «un elemento costitutivo dell'identità italiana», un pensiero per la scuola che questa cultura deve sapere accogliere e trasmette. «Costruire un'Italia più moderna è il nostro compito».
Un riferimento al mondo del lavoro, alle disuguagliane che colpiscono in particolar modo le donne e i giovani, condannati al precariato e a non essere adeguatamente retribuiti. «Le disuguaglianze non sono il prezzo da pagare alla crescita. Sono piuttosto il freno di ogni prospettiva di crescita». Poi il pensiero ai tanti, troppi, morti sul lavoro. E una citazione particolare per Lorenzo Parelli, il giovane che ha perso la vita in fabbrica durante un progetto scuola-lavoro».
Un accorato appello anche per superare le discriminazioni, a impedire la violenza sulle donne e affrontare il tema dell'immigrazione senza dimenticare «la dignità umana degli altri», combattendo «senza tregua la tratta e la schiavitù degli esseri umani». La dignità, sottolinea Mattarella, è anche rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati in solitudine; è contrastare la povertà; è non avere carceri sovraffollate; è un Paese «non distratto di fronte ai problemi quotidiani che le persone con disabilità devono affrontare». Dignità, infine, «è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità e dalla complicità di chi fa finta di non vedere».
In conclusione il ricordo di David Sassoli, recentemente scomparso: «La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche ai livelli più alti, è entrata nell'animo degli italiani. «Auguri alla nostra speranza sono state le sue ultime parole in pubblico — ricorda Mattarella — Aveva appena detto: "La speranza siamo noi". Ecco, noi, insieme, responsabili del futuro della nostra Repubblica».