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“Una riforma dello Statuto imperniata sul federalismo interno: sarà questo uno dei punti dirimenti che Progetto Autodeterminatzione vuole portare all'ordine del giorno del Parlamento e del Consiglio. Se l'orizzonte è quello dell'indipendenza, la sfida odierna è quella del buongoverno della Regione, affidata a una nuova classe politica con testa, cuore e anima in Sardegna. Porre al centro i Comuni e le altre forme di autogoverno locale e rompere il centralismo di una Regione modellata sui Ministeri romani è un nostro obiettivo centrale”.
E’ questo uno degli obiettivi del progetto Autodeterminatzione, del quale fanno parte i movimenti Rossomori, Sardos, Sardegna Possibile, Liberu, Sardigna Natzione, Irs, Gentes e Comunidades.
“Vogliamo affermare il diritto dei piccoli paesi e delle zone interne a esistere, a vivere, ad abitare i luoghi, a consumare le distanze fra il cuore e il pensiero - scrive in una nota il portavoce Anthony Muroni -. Il loro rinascimento, badando più alle persone e ai loro diritti più che alle "cose": i giovani che ci sono e i giovani che se ne sono andati. Vogliamo attivare i laboratori di comunità; attivare chimiche nuove fra chi i paesi li abita e chi li vorrebbe riabitare. Occorre trovare un punto di incontro fra aree urbane, aree interne e forme di autogoverno che superi l’organizzazione attuale degli Enti locali e della Regione”.
"Nessuna contrapposizione fra città e territori, ma collaborazione e equità. Dovrà essere generata una nuova e più snella, seppur severa, pianificazione puntuale. Pianificazione del territorio sia delle zone costiere che delle zone interne, legata e sinergica al nuovo modello di sviluppo. Apposti i necessari vincoli verrà eliminato qualsiasi obbligo di verifica di coerenza della pianificazione comunale. La pianificazione dovrà liberarsi dei riferimenti legislativi nazionali esercitando la competenza primaria in termini di governo del territorio. Il modello centralistico sarà smantellato a favore di una strategia di assistenza presenza e collaborazione nei comuni da parte degli uffici urbanistici e della programmazione della regione che saranno allocati nel territorio e non più concentrati a Cagliari cosi come quelli degli Enti strumentali. Diversi Enti che saranno ridotti di numero e razionalizzati. Il centralismo degli enti e delle strutture regionali deve essere ridimensionato e reso più funzionale al nuovo modello di sviluppo che dovrà rendere i tempi delle decisioni compatibili con i tempi delle imprese e quelli dei cittadini. Passare quindi da una pesante burocrazia regionale ad una struttura diffusa funzionale ed efficace che abbia soprattutto il compito di coordinare e di sostenere l’autogoverno delle comunità locali, e non di soffocarle”.