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“Un altro tassello della Sanità pubblica del Nord Sardegna inizia a scricchiolare: dal primo febbraio 2020 il Poliambulatorio di Odontoiatria dell’ospedale San Giovanni di Dio di Olbia rischia di chiudere i battenti. Un pericolo imminente e da evitare a ogni costo. È noto a tutti quanto sia pesante da sostenere la spesa per le cure dentistiche negli studi privati. Consentire la chiusura del Poliambulatorio odontoiatrico di Olbia significa quindi privare migliaia di cittadini del territorio e delle zone limitrofe di un servizio sanitario di fondamentale importanza”.
Lo ribadisce, in una nota, il Consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Roberto Li Gioi, che ha presentato un’interrogazione in Consiglio regionale.
“Il Poliambulatorio comprende due studi medici – aggiunge -. Uno aperto soltanto una volta alla settimana la mattina, e un altro invece operativo cinque giorni alla settimana, tutti i giorni la mattina e tre volte alla settimana la sera. Il numero di utenti che ne usufruiscono è notevole: gli interventi urgenti garantiti arrivano ad essere anche sette al giorno e vanno inoltre a sommarsi a quelli della lunga lista di visite in prenotazione”.
“Dal primo febbraio – sottolinea Li Gioi – prossimo però le prestazioni garantite sono a rischio dal momento che lo studio operativo cinque giorni su sette è assegnato a un unico medico che dal 31 gennaio prossimo andrà in pensione e nessuna rassicurazione è stata data circa la sua sostituzione. Stando così le cose quindi – sottolinea Li Gioi - è facile desumere che dal primo febbraio le prestazioni non saranno più garantite”.
“Mi rivolgo all’assessore alla Sanità Nieddu – ha rimarcato – per far sì che la Regione non abbandoni tutti quei pazienti che si rivolgono alla struttura ospedaliera. Cittadini che altrimenti, dati i costi spesso proibitivi delle cure odontoiatriche, rinuncerebbero a curarsi e a curare i propri figli: le cure dentistiche non devono diventare cure riservate ai soli ricchi”.
“Non possiamo permettere – conclude l’esponente dei Cinque Stelle – che i cittadini del territorio rinuncino a curarsi per mancanza di prestazioni sanitarie garantite dalla convenzione con la Asl”.