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Il Popolo della Famiglia Sardegna commenta i dati del rapporto Istat nazionale presentato oggi che evidenziano un crollo delle nascite sul territorio mai verificatosi negli ultimi cento anni.
La recessione demografica che sta colpendo l'Italia si sta traducendo in "un vero e proprio calo numerico di cui si ha memoria nella storia d'Italia solo risalendo al lontano biennio 1917-1918, un'epoca segnata dalla Grande Guerra e dai successivi drammatici effetti dell'epidemia di 'spagnola'”, ha detto il presidente dell'Istat, Gian Carlo Blangiardo.
Per trovare una situazione comparabile occorre tornare indietro di circa un secolo.
Secondo i dati provvisori relativi al 2018 sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008.
Sull’argomento interviene dunque il Popolo della Famiglia Sardegna: “L’allarme lanciato dal rapporto Istat sulle culle vuote ha ricevuto come unica risposta civile misurabile l’attività del Popolo della Famiglia che ha raccolto le firme per presentare il Parlamento il ddl di iniziativa popolare sul reddito di maternità, unica soluzione praticabile per veder ripartire le nascite anche sul nostro territorio”. Mario Adinolfi, presidente nazionale del Popolo della Famiglia, sottolinea: “Le parole del presidente Istat sono molto forti. Blangiardo però grida nel deserto. La politica dei governi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Salvini-Di Maio si è caratterizzata per politiche nulle contro la denatalità, senza differenze: i dati lo testimoniano. Si parla di famiglia solo se c’è qualcosa che riguarda le ‘famiglie arcobaleno’ (seimila unioni civili da tre anni a questa parte con la legge Cirinnà, contro 29 milioni di italiani ancora regolarmente uniti in matrimonio) oppure una volta l’anno con il rapporto Istat, a seguito del quale tutti gridano al problema e nessuno offre la soluzione. Per veder nascere nuove vere e feconde famiglie, per incentivare la maternità, c’è una sola strada: finanziarla. Regalare alla donna un diritto in più: mille euro al mese per i primi otto anni di vita del figlio se la donna si dedica esclusivamente alla crescita del figlio, rinnovabili alla nascita del secondo figlio, vitalizi alla nascita del quarto figlio o alla nascita di un figlio disabile. Il reddito di maternità è un investimento e si paga con l’abrogazione del reddito di cittadinanza, inutile misura parassitaria che non ha combattuto la povertà e ci costa 7.1 miliardi di euro l’anno, mentre il reddito di maternità ne costerebbe a regime 3, generando ricchezza”.