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“Il 35° congresso nazionale del Psd’Az ha riaffermato con chiarezza il primato della politica e la centralità del partito anche riguardo alle condotte degli eletti nelle assemblee legislative ad incominciare da quella sarda. E il tutto vale anche per gli onorevoli Maieli e Chessa che, come è noto, anche nel recente passato non hanno mai dimostrato una particolare attitudine all’integrazione nei diversi partiti a cui si sono avvicinati ed al rispetto delle regole elementari di una realtà associativa e verso i tanti che con il loro sacrificio, con la militanza disinteressata, hanno consentito loro di essere eletti e di andare a ricoprire i ruoli che possono vantare”. Non si è fatta attendere la replica del rieletto presidente del partito sardista Antonio Moro alla dura nota dei due consiglieri regionali.
“Il PSdAz ha statuti e regolamenti, ha regole che da sempre hanno definito la cornice dei confronti e degli scontri, anche i più aspri della nostra storia. Nei congressi si presentano le tesi e ci si iscrive a parlare nei tempi e nei modi previsti: qui i sardisti sono tutti uguali. Chessa e Maieli invece hanno mostrato la pretesa feudale di potersi fare le regole a loro piacimento in quanto consiglieri regionali, come se avessero diritti da piedistallo. Ebbene, - prosegue Moro - se il PSdAz esiste ancora dopo 103 anni è proprio perché non è mai stato un partito padronale, nè mai lo sarà. I consiglieri regionali sono solo tra i più fortunati che devono rappresentare dentro le istituzioni con spirito di servizio la linea del Partito. Nello specifico, Chessa e Maieli non hanno presentato alcuna tesi congressuale nel rispetto dei regolamenti”.
“Il Partito Sardo d’Azione, che invece è fatto fortunatamente da migliaia di militanti convinti che hanno sempre testimoniato disinteressatamente l'idea sardista, nella due giorni di lavori appena conclusi, ha dato prova di maturità e consapevolezza, sottraendo la scelta della linea politica e della propria dirigenza, dalle indebite pressioni, dai condizionamenti e dalle inutili forzature, tentate dai due consiglieri regionali che sembrano soltanto volere le mani libere per gestire a proprio piacimento alleanze e potere, alimentando la propria autoconservazione nel guscio comodo del partito. Il Psd’Az da oggi è più forte e più unito perché ha ritrovato il coraggio di scegliere la coerenza alla propria storia più che restare ostaggio delle intemperanze e delle convenienze di qualche aspirante baronetto, che da oggi dovrà cercarsi un feudo perché la nostra è e resta una Repubblica libera e indipendente” conclude Moro.