Roma, 29 mar. - (Adnkronos) - "Posso rispondere senza se e senza ma. Il governo non ha nessuna intenzione di abrogare il reato di tortura". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al question time alla Camera. "E' un reato odioso, abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo", ha assicurato.

"C'è soltanto un aspetto tecnico che deve essere rimodulato. Il reato di tortura, così come è formulato, ha carenze tecniche di specificità e tipicità che devono connotare la struttura della norma penale", ha spiegato il ministro. "La volontà del governo è di tenere fermo il reato di tortura, sia per ottemperanza a quanto stabilito dalle norme internazionali, sia per una questione di coerenza, perché questo reato è particolarmente odioso, e abbiamo intenzione di mantenerlo", ha ribadito.

Le "carenze tecniche" sono due: la prima "riguarda l'atteggiamento soggettivo del reato, in quanto la convenzione di New York circoscrive condotte costituenti tortura a quelle caratterizzate dal dolo specifico, attuate per raggiungere le finalità di ottenere informazioni o confessioni, punire, intimidire o discriminare". Invece "il nostro legislatore, optando per una figura criminosa e contrassegnata dal dolo generico, quindi senza l'intenzione ulteriore di ottenere un determinato risultato, ha eliminato quello che è il tratto distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti, rendendo concreto il rischio, paventato tra l'altro anche dai rappresentanti delle forze dell'ordine, ma non solo loro, di vedere applicata la disposizione nei casi di sofferenze provocate durante operazioni lecite di ordine pubblico e polizia".

Un ulteriore rilievo critico, ha aggiunto Nordio, "è rappresentato dalla inopportuna fusione in un'unica fattispecie di reato delle figure criminose di tortura e di trattamenti inumani e degradanti che da sempre sono considerati sul piano internazionale figure distinte e meritevoli di considerazione differenziata". Quindi, ha concluso il ministro, "sottoporre le condotte integranti due illeciti aventi una offensività diversa al medesimo rigoroso trattamento sanzionatorio appare una scelta che non è ragionevole e non è imposta dai vincoli internazionali".

LE REAZIONI - “Non solo il ministro Nordio non ci ha convinto ma ci ha anche preoccupati, perché le 'carenze tecniche' di cui parla le deve chiarire soprattutto al partito di Fratelli d’Italia che ha presentato una proposta di legge che abroga il reato di tortura, eliminando l’art. 613bis, così come il 613ter, ovvero l’istigazione alla tortura. E questo per sostituirlo con una previsione di una circostanza di aggravante comune” ha replicato la deputata del Pd Debora Serracchiani nel corso del question time alla Camera.

“Da una parte il ministro Nordio ci dice che vuole fare il codice dei crimini internazionali e dall’altra non dice con chiarezza che impedirà l’abrogazione della tortura, che è appunto un crimine internazionale. Noi non mettiamo assolutamente in dubbio l’onorabilità delle forze dell’ordine perché quella onorabilità è, senza ombra di dubbio, quella su cui si basa tutti i giorni lo svolgimento del loro dovere. Quello che invece serve - ha sottolineato Serracchiani - è ricordarci che siamo in un contesto internazionale dove il reato di tortura non può essere abrogato".

"Noi chiediamo di chiarire - ha proseguito l’esponente dem - quali sono le 'carenze tecniche' e di chiarirlo in particolare a Fratelli d’Italia, perché se va avanti quella proposta di legge il reato di tortura viene abrogato”. “Non sta scritto da nessuna parte che quando si mette un reato, il rave, se ne toglie un altro, quello di tortura. Non funziona così" ha concluso Serracchiani, la quale si augura “che il ministro Nordio non voglia assolutamente contravvenire agli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese, ma soprattutto che voglia spiegare con chiarezza e senza infingimenti cosa significa togliere questo reato a chi oggi ne chiede l’abrogazione".

"Preoccupante la risposta di Nordio al question time sulla proposta di legge di Fratelli d'Italia per eliminare il reato di tortura. Dice che il governo non vuole abrogarlo, ma apre a modifiche. O sbugiarda la volontà politica del suo stesso partito, o è in malafede" ha scritto su Twitter il deputato del Pd Alessandro Zan.

A stretto giro la replica in una nota di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera: "Avvezzo ad essere ventriloquo dei maggiorenti del Pd, l'on. Zan vuole esserlo anche di Fratelli d'Italia, ma non glielo consentiamo. Quanto dichiarato dal ministro Nordio è esattamente in linea con quanto sostenuto da Fratelli d'Italia, non appena la sinistra ha montato un caso sulla proposta di legge in materia di reato di tortura presentata da alcuni nostri deputati. Il fumogeno rosso antico acceso da Zan altro non è che un espediente per non rispondere né personalmente né come Pd alla richiesta, che qui si reitera, in ordine al fatto di considerare reato la pratica dell'utero in affitto. Ma è fin troppo chiaro che l'assordante silenzio è dovuto al fatto che al riguardo nel Pd vi sono posizioni diverse e contraddittorie che nemmeno il cambio di 8 segretari, più due reggenze, in 16 anni è riuscito a risolvere".