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Il Governo Meloni punta all’abolizione del Reddito di cittadinanza con un periodo transitorio in cui effettuare maggiori controlli su chi lo percepisce e chi riceve le offerte di lavoro.
Tra le misure più rilevanti approvate ieri dal Consiglio dei ministri “anche gli impegni in tema di reddito di cittadinanza”.
“Noi – ha detto la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa - abbiamo sempre pensato che uno Stato giusto non mette sullo stesso piano dell’assistenza chi può lavorare e chi non può. Avremmo avuto bisogno di più tempo per fare una riforma complessiva di questa materia, ma lo faremo”.
Quindi “fedeli ai nostri principi, si continua a tutelare le persone che non possono lavorare: disabili, anziani, famiglie prive di reddito con minori a carico e aggiungiamo le donne in gravidanza. Per gli altri, per chi è in grado di lavorare, il reddito di cittadinanza viene abolito alla fine del 2023. Nel 2023 non potrà essere percepito per più di otto mesi complessivi, ma in ogni caso decade al rifiuto della prima offerta di lavoro”, ha spiegato il presidente.
“Abbiamo fatto questa scelta perché non avendo messo in campo tutti gli strumenti per trasformare l’assistenza in lavoro ci serviva un periodo transitorio per accompagnare le nostre scelte”, ha precisato Giorgia Meloni.
Come si legge nel testo della Manovra “Dal 1° gennaio 2023 alle persone tra 18 e 59 anni (abili al lavoro ma che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età) è riconosciuto il reddito nel limite massimo di 7/8 mensilità invece delle attuali 18 rinnovabili. È inoltre previsto un periodo di almeno sei mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale. In mancanza, decade il beneficio del reddito. Si decade anche nel caso in cui si rifiuti la prima offerta congrua”.