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Domenica 25 febbraio gli elettori sardi saranno chiamati al rinnovo del Consiglio regionale. I risultati che verranno fuori dalle urne disegneranno la geografia della XVII Legislatura. Ripercorriamo insieme le fasi cruciali della vita della Regione autonoma istituita nel 1948 attraverso i presidenti che la hanno guidata in 75 anni di storia.
Le prime consultazioni si tennero l’8 maggio 1949. La durata della Legislatura era stabilita in 4 anni e il presidente della Giunta era eletto dal Consiglio regionale. Il primo governatore sardo fu l’avvocato cagliaritano Luigi Crespellani, democristiano, in carica dal maggio 1949 al gennaio 1953. La sua amministrazione si resse su un accordo centrista tra Dc e Psd’Az e nel corso del quadriennio si alternarono tre diverse Giunte. Già primo cittadino di Cagliari, l’esperienza di Crespellani fu caratterizzata da provvedimenti legislativi finalizzati a superare le carenze strutturali di un’Isola economicamente e socialmente arretrata rispetto all’Italia continentale. Fece parte della commissione incaricata dal governo di predisporre il Piano di rinascita della Sardegna.
Le consultazioni del 1953 definirono la scelta bipolare degli elettori sardi: la Dc guadagnò il 7% in più rispetto alle precedenti elezioni ed anche il Pci registrò una crescita del 3%. Il Consiglio regionale, inizialmente, affidò la guida della Regione ancora a Crespellani, che dopo un anno lasciò il posto all’avvocato oristanese Alfredo Corrias. Nel 1955 ereditò la presidenza il medico di Cagliari Giuseppe Brotzu, di estrazione cristiana, già rettore dell’ateneo cittadino e assessore regionale alla Sanità e alla Pubblica Istruzione nelle precedenti Giunte. Attuò un Piano di Rinascita che prevedeva la realizzazione di una serie poliambulatori e ospedali per consolidare la lotta antimalarica nell’Isola e opporsi alle malattie sociali. Valorizzò le risorse termali dell'isola costruendo una moderna rete d'edifici ospedalieri.
Nel 1957 la Dc si confermò ampiamente primo partito in Sardegna con oltre il 40% delle preferenze e Brotzu guidò la Regione nella prima parte della III Legislatura lasciando il posto nel 1958 al collega di partito Efisio Corrias, carabiniere e dirigente sportivo, che governò fino al 1966 divenendo il presidente più longevo e guidando cinque diverse Giunte. Durante il suo mandato, nel 1962, riuscì a ottenere dal Parlamento l’approvazione del Piano straordinario per la Sardegna. Successivamente fu presidente del Cagliari Calcio negli anni dello scudetto.
Nel 1966 subentrò a Corrias Paolo Dettori. Insegnante di lettere di Tempio Pausania, esponente dei Giovani turchi che avevano compiuto un exploit rinnovando radicalmente il fossilizzato direttivo provinciale sassarese della Dc. Rimase in carica appena un anno ma ebbe il tempo di abbandonare il tradizionale moderatismo nei rapporti con lo Stato centrale per inaugurare una "politica contestativa" nei confronti di Roma sul piano della questione industriale sarda e dei problemi legati all’agricoltura.
L’ultima fase della V Legislatura fu guidata da Giovanni Del Rio, democristiano di Sindia, che rimarrà in carica fino al 1970. Alle elezioni di quell’anno sarà ancora la Balena bianca ad esprimere il presidente della Regione confermando nell’incarico lo stesso Del Rio. Lascerà un anno più tardi dando avvio alla carriera romana come sottosegretario a vari ministeri con al governo Andreotti e Cossiga.
La VI Legislatura (la prima quinquennale) vide alternarsi tra una serie di crisi altre undici Giunte guidate via via da Lucio Abis (insegnante oristanese, poi ministro negli anni ’80), Antonio Giagu De Martini (originario di Thiesi, poi senatore e sottosegretario di Stato al Tesoro e alla Difesa), la prima breve presidenza di Pietrino Soddu (rivestirà l’incarico per sette volte), Salvator Angelo Spano (giornalista di Villacidro che negli anni ’80 lascerà la politica per studiare Teologia e divenire diacono) e ancora Giagu De Martini e Del Rio.
Quest’ultimo inaugurerà anche la VII Legislatura avviata con le elezioni del 1974 che, con l’87% dell’affluenza, vedranno il Partito comunista guadagnare un inedito risultato del 27%. La seconda parte della Legislatura sarà guidata ancora dal benetuttese Soddu.
Col 1979 prenderà il via un’esperienza di governo particolarmente instabile: sette presidenze e tredici giunte, oltre a due ribaltoni che portarono la prima maggioranza di sinistra della Regione nel 1980. Alla guida della Sardegna si alternarono due oristanesi: l’avvocato Mariano Puddu e il funzionario Alessandro Ghinami (socialdemocratico e primo presidente sardo non democristiano). E ancora Soddu e Puddu prima del funzionario di Serramanna Francesco Rais (socialista). Nel 1982 il sardismo fa il suo esordio alla guida della Regione con l’avvocato Mario Melis (già sindaco di Oliena), in carica per poche settimane. Chiuderà una legislatura tormentata il democristiano di Galtellì Angelo Rojch.
Le elezioni del 1984 sancirono l’inizio di un nuovo capitolo per la storia della Sardegna. Dopo che declino che li aveva investiti dal Dopoguerra li aveva portati ad un passo dalla scomparsa, i sardisti avevano scelto di cambiare marcia radicalizzandosi progressivamente su posizioni secessioniste, una mossa che venne premiata dall’elettorato. Mario Melis tornò alla guida della Regione in contrapposizione al governo nazionale dando il via alla cosiddetta “anomalia sarda”. Così il Psd’Az riuscì a portare a termine una legislatura guidata insieme a comunisti e socialisti.
Con la tornata elettorale del 1989, la Dc tornò alla presidenza per l’ultima volta con il sindacalista cagliaritano Mario Floris, al quale succedette l’ingegnere e socialista di Sant’Antioco Antonello Cabras.
Con la scena politica nazionale e i partiti della Prima Repubblica scossi violentemente dal terremoto di Tangentopoli, l’XI Legislatura, che vide lo start nel 1994, fu guidata per intero dal magistrato cagliaritano Federico Palomba, espressione dell’Alleanza dei Progressisti, coalizione di sinistra appoggiata dal centro rappresentato dal Patto per l’Italia di Mariotto Segni.
Nel 1999 i sardi furono ancora chiamati alle urne. Vinse il Polo per la Sardegna con Mauro Pili candidato presidente. Il già sindaco di Iglesias ottenne però una maggioranza risicata e dopo pochi mesifu costretto a dimettersi. Guidarono la regione nei due anni successivi Gian Mario Selis (Partito popolare italiano) e Mario Floris. Nel 2001 Pili tornò alla guida, ma il clima non era sereno e nel 2003 fu costretto a rassegnare le dimissioni. La legislatura fu portata a termine dall’avvocato di Guamaggiore Italo Masala (Alleanza nazionale).
Alle elezioni del 2004, per la prima volta, era prevista l’elezione diretta del presidente. Il fondatore di Tiscali Renato Soru, imprenditore di Sanluri e candidato per il centrosinistra, batté lo sfidante di centrodestra Pili 50% a 40%. Il governatore si dimise con alcuni mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura a causa della mancata approvazione integrale della legge urbanistica regionale da parte della maggioranza che lo sosteneva.
Nel febbraio 2009 la guida dell’isola passò al centrodestra: il commercialista cagliaritano Ugo Cappellacci, esponente di Forza Italia e sostenuto dal Popolo della Libertà, ebbe la meglio sull’uscente Soru per dieci punti percentuali dando il via alla XIV Legislatura.
Allo scadere dell’esperienza di governo, Cappellacci si ripresentò sfidando il nuovo leader della coalizione di centrosinistra, l’economista Francesco Pigliaru, figlio del noto giurista orunese Antonio. Questi vinse di misura (42% a 39%) divenendo presidente.
Il resto è storia dei nostri giorni. Allo scadere della XV Legislatura, la fiducia del centrosinistra nei confronti di Pigliaru non venne rinnovata e al suo posto venne individuato per la corsa alla carica di governatore il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, che però venne sconfitto dal candidato di centrodestra Christian Solinas, indicato in seguito a un accordo strategico maturato sull’asse Lega-Psd’Az. Con Solinas il sardismo torna alla guida della Sardegna. Ma al termine dei cinque anni di governo anche la ricandidatura di Solinas viene messa in discussione. Dopo un braccio di ferro durato lunghe settimane, la coalizione di centrodestra ha indicato per le elezioni del 2024 il nome del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, che dovrà vedersela con la manager nuorese Alessandra Todde (sostenuta dal Campo largo), Renato Soru (sostenuto dalla Coalizione Sarda) e la segretaria dei Rossomori Lucia Chessa (Sardegna R-Esiste).