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“C’è bisogno di una legge sul pastoralismo che contenga una visione e una strategia generale per il comparto che genera più occupazione in Sardegna, soprattutto nelle zone interne, e produce insieme alle foreste un bene che stiamo comprendendo ora quanto sia prezioso, per la cattura di CO2”. Lo ha detto domenica a Bauladu Renato Soru, candidato alla carica di presidente della Regione sostenuto da Progetto Sardegna, Progressisti, Liberu, +Europa e Upc, associazioni e movimenti civici.
Soru, che ha incontrato allevatori e agricoltori, ha precisato: “In Sardegna abbiamo 250mila ettari di foresta che rappresentano il secondo patrimonio forestale italiano, e se si considera anche il terreno dedicato al pascolo arborato diventano 1 milione e 200 mila ettari. C’è un valore per la qualità ambientale ancora non riconosciuto ai pastori e ai contadini per l’attività che fanno presidiando la campagna, lavorandoci, salvaguardando equilibri naturali”.
“E invece le 12mila aziende del comparto ovicaprino sono oggi esposte a molti rischi – ha affermato -. Il prezzo del latte, diventato più remunerativo negli ultimi tempi, non può nascondere l'altro fatto, cioè che sono aumentate le spese, i mangimi, quindi il prezzo del latte deve essere compatibile con i costi e la redditività agricola, non prescinderne. Per questo, bisogna tornare agli accordi fra produttori, fra il pastore che produce e i trasformatori, legati da un comune destino e insieme devono avere i vantaggi quando ci sono delle contingenze favorevoli, e insieme condividere i momenti di difficoltà”.
Per Renato Soru “va costruita e incoraggiata l'altra filiera, quella orizzontale, fra produttori agricoli e allevatori, integrando agricoltura estensiva e intensiva, continuando sul percorso del benessere animale, legando le produzioni al territorio, facendo della multifunzionalità un metodo. Una legge che metta insieme tutte queste parti, strutturata su più assi, questo intendo io e anche voi per pastoralismo”.
Sollecitato da alcuni interventi, Soru è tornato sul tema burocrazia: “Bisogna semplificare. Le agenzie e gli enti regionali dovrebbero garantire tutela, assistenza tecnica e vicinanza all’attività in campagna, non solo sbrigare pratiche. Questo è un settore che va portato nella modernità e lo si deve guardare volgendo lo sguardo al futuro della Sardegna e dei paesi. Diventa fondamentale favorire il ricambio generazionale: i giovani devono avere la possibilità di affacciarsi a questo mestiere con rinnovate competenze, che liberi dalla fatica antica e consenta lavoro buono, compatibile con la normale vita familiare e di relazione, ben remunerato. Il pastore è presidio del territorio, anche contro lo spopolamento, è custode della campagna e dell’ambiente, figura necessaria che tutela l’ambiente e il paesaggio, che salvaguardia saperi antichi e tradizioni, non solo produttore di una materia prima, dunque, ma anche portatore di una cultura millenaria”, ha concluso.