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“Il giallo non c’è. Questa vicenda si chiude come la sparatoria di un film di Tarantino: tutti morti e feriti e nessun reale vincitore. Mi dispiace enormemente per gli esercenti, ancora una volta illusi dalla propaganda”.
Il consigliere regionale dei Progressisti Francesco Agus commenta così la sentenza del TAR di Cagliari che ha respinto il ricorso presentato dalla Regione Sardegna contro l’ordinanza del ministro Roberto Speranza che ha confermato la permanenza dell’Isola in arancione.
“La Regione ha sbagliato tutto – sostiene Agus -: i tempi, i modi, l’organizzazione della trasmissione dei dati e quella degli ospedali. Avevano annunciato che con il “bed manager” sarebbe stato risolto tutto. Invece alla prima prova i conti si sono rivelati sbagliati, proprio riguardo ai posti letto. Il ricorso era solo un modo per far finta di averle tentate tutte. Puro e semplice teatro, con rispetto parlando per attori e operatori dello spettacolo gravemente colpiti dalla crisi”.
“È però grave il fatto – continua il capogruppo dei progressisti - che su un tema così importante l’ultima parola sia stata data ad un giudice amministrativo. Come è possibile chiedere ai cittadini di confidare nella politica quando in questioni come questa Regioni e Stato, parti costituenti della Repubblica, demandano la soluzione delle loro controversie ai tribunali? Anche perché il tema è complesso”.
“Nel merito, penso che il protrarsi delle misure legate alla zona arancione sia una misura sbagliata per la Sardegna di oggi almeno quanto è stato sbagliato non prevedere restrizioni nel mese di novembre e lasciare che l’insufficienza dei nostri ospedali facesse in quel periodo morti e feriti – sottolinea Agus -. La misura ‘intermedia’ è prevista dalla legge, certo. Ma è una legge che applicata ai casi concreti mostra evidenti lacune e che va corretta. Il rischio alto non si può basare solo su due fattori senza esaminare il contesto nel suo insieme. Data la fine purtroppo non imminente dell’emergenza sanitaria è utile correggere le storture evidenti e semplificare questo sistema. In caso di reale pericolo previsto nei 15 giorni successivi serve solo il lockdown. Bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome senza trincerarsi dietro le sfumature cromatiche. Nei casi dove questo pericolo non c’è e occorre invece contenere il rischio le misure previste dalla zona gialla sono più che sufficienti”.
“Tutto quello che c’è in mezzo – conclude il consigliere regionale - non è comprensibile ai cittadini e, a conti fatti, risulta essere inutile per il contenimento de contagio e dannoso oltremisura per l’economia e per il benessere psicofisico dei cittadini”.