“Stiamo insistendo molto perché ci sia una possibilità per la prima zona bianca del Paese di investire su una campagna di vaccinazione massiccia e per fare questo abbiamo attivato oltre 50 punti di erogazione dei vaccini che sono in grado, qualora ci arrivino le dosi, di vaccinare l’intera popolazione in 30-45 giorni. Potrebbe essere un modello a livello internazionale perché diventerebbe la prima isola di queste dimensioni interamente immunizzata e che potrebbe quindi aprirsi alla stagione turistica in assoluta sicurezza, unendo questo stato ai controlli in accesso e quindi al certificato vaccinale o passaporto sanitario”.

Lo ha detto il governatore della Sardegna, Christian Solinas, ospite della trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora”, in onda dal lunedì al venerdì dalle 13:30 alle 15:00 sulle frequenze di Rai Radio 1.

“Quest’estate chi potrà entrare in Sardegna? Solo chi è vaccinato?” Hanno chiesto i conduttori Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. “Non solo chi è vaccinato – ha risposto Solinas - anche chi abbia un test che certifica che non è positivo al virus”. E chi non si può permettere di pagarsi il test? “Oggi i prezzi sono molto accessibili, ma chi non riesce a fare il tampone – ha spiegato il presidente - lo testiamo noi all’arrivo gratuitamente. Questo succederà da lunedì prossimo. Chi arriva in Sardegna e avrà già il certificato che attesti la negatività al virus, fatto nelle 48 ore prima dell’imbarco, passerà da un percorso rapido e uscirà subito dall’aeroporto, agli altri verrà eseguito da noi un test rapido. Se fosse positivo scatteranno i protocolli”, ovvero la quarantena.

“Questo lo faccio per difendere la salute pubblica, non solo la salute dei sardi, ma anche di chi viene in Sardegna per trascorrere una vacanza e non è giusto che contraggano altro”, ha sottolineato Solinas.   

SARDEGNA ZONA BIANCA “La tanto vituperata Sardegna che qualcuno voleva additare come untrice d’Italia è in verità la prima a raggiungere la zona bianca. Per questo devo ringraziare sicuramente tutti i sardi per il senso di disciplina e responsabilità che hanno dimostrato nell’osservare le regole di buona condotta e le prescrizioni che abbiamo via via emanato, insieme a tutto il settore sanitario, al terzo settore, alla protezione civile che hanno tanto lavorato per i controlli e l’assistenza”.

I sardi si sono comportanti meglio di altre Regioni? “I sardi hanno rispettato le prescrizioni, noi abbiamo avviato una campagna di screening di massa che ci ha consentito di andare a individuare i soggetti positivi e isolare le catene di contagio in maniera precoce: questo combinato alle misure messe in campo ci ha consentito oggi di arrivare a un risultato che non è un liberi tutti. Non significa che in Sardegna la pandemia sia finita. Anzi questo fatto ci deve responsabilizzare ancora di più: la sfida è mantenere questo standard”.

È un vantaggio essere un’isola? “Noi lo abbiamo detto da aprile scorso quando ci deridevano perché dicevamo che avendo una condizione di insularità che è sempre stata una condizione di svantaggio potevamo per una volta trarne invece beneficio andando a controllare gli accessi    su porti e aeroporti perché sono un numero limitato”