Ha voluto scendere nuovamente in campo, tra le fila del partito che sventola la bandiera dei Quattro Mori, con Solinas, candidato Presidente, spiegando apertamente i  motivi che attanagliano l’Isola: in primis la crisi attraversata da pastorizia, agricoltura e artigianato: “Cosa è accaduto in questi ultimi anni è ben noto – spiega Lavra -  la Sardegna in generale e la Barbagia in particolare, si sono spese per fare del turismo il proprio volano di crescita. Negli anni 2011-2016 ho ricoperto la carica di amministratore comunale di Dorgali e Cala Gonone, vivendo sulla mia pelle almeno tre grandi crisi legate alla situazione economica generale, ai trasporti e al ritardo con cui l’isola è uscita dalla crisi economica internazionale. Abbiamo fatto miracoli? Ovviamente no. Ma abbiamo speso la nostra inventiva e fatto leva sulla nostra identità. Camminando con gli amministratori di Orgosolo, Oliena, Siniscola, Orosei, insieme alla comunità di Dorgali, e con molti altri amici amministratori, superando personalismi e rivalità, abbiamo investito le poche risorse disponibili per far conoscere al mondo la nostra archeologia nuragica, le nostre bellezze naturali e di seguito la nostra enogastronomia, l’artigianato e le nostre comunità tutte”. 

La sinergia con i territori vicini 

“Il nostro fascino millenario – aggiunge il professore 44enne - è pesantemente condizionato dall’isolamento geografico e dalla cronica carenza infrastrutturale abbiamo dialogato con la Gallura ed in particolare con Olbia. Ho stretto personalmente patti di collaborazione con i Comuni della valle del Cedrino per il turismo identitario, con Orgosolo e Oliena per la tutela ambientale, con Olbia e dintorni per la promozione territoriale. Sì, perché proprio Olbia e la sua tanto disconosciuta potenza economica ci hanno permesso di costruire un palcoscenico internazionale per l’artigianato, gli sport eco-sostenibili, le produzioni agricole locali. Ed attraverso la porta olbiese abbiamo condotto a noi centinaia di migliaia di visitatori, troppo spesso ignari delle nostre ricchezze e particolarità”. 

Pastorizia e agricoltura 

Poi ci sono i temi sentiti, quelli con i quali è bene imporsi con la Regione attraverso le proposte più che con le proteste: “Abbiamo cambiato il volto della Barbagia offerto al mondo – dice Stefano Lavra - sfruttando a nostro vantaggio i meccanismi dell’informazione, spesso perversi, offrendo a tutti una visione decisamente più veritiera delle nostre comunità e anche più accattivante: il saper fare di Barbagia. E con simili strategie abbiamo potuto, almeno in parte, accendere l’attenzione delle persone, sarde e non sarde, sul patrimonio enogastronomico dell’isola. La pastorizia e l’agricoltura sarda non riescono, perché schiacciate da interessi tanto più grandi di noi, a raggiungere la serenità e la stabilità. Tuttavia il turismo, cioè il contatto diretto e non mediato con i clienti, riesce a garantire introiti considerevoli agli operatori del settore, che grazie alla stagione, non è Stefano Lavra a sostenerlo, riescono a salvare, anno dopo anno, le proprie aziende. E cosa avremmo dovuto fare, compiuto questo immane sforzo propositivo e gettate le basi per la fiduciosa rinascita delle zone interne? Dare gambe all’alleanza silenziosa e spontanea nata fra Gallura e Barbagia. Far sì che il nostro isolamento venisse superato con infrastrutture degne di questo nome e potesse, una volta per tutte, cancellare la precarietà in cui vivono i pastori, gli agricoltori, gli artigiani e a onor del vero tutti gli operatori economici della Sardegna centrale”. 

La Sardegna produttiva ‘abbandonata’ 

“Cosa è accaduto è presto detto – rimarca Lavra - pastorizia e agricoltura sono state vissute con ribrezzo, ripudiate come residuo di un passato lontano, da dimenticare. Al loro posto sono stati spesi paroloni come digitalizzazione, internazionalizzazione, innovazione…. Dicendoli possibilmente in inglese, tanto per nascondere che si trattava di vuote parole. E tanto per non far saltare all’occhio che nessuno di tali obiettivi è in contrasto con il mondo rurale sardo, orgoglioso patrimonio storico, culturale e specialmente economico, fonte ancora oggi di tutto il nostro benessere. Oggi un illusorio dirigismo Cagliari centrico, ha certamente giovato a taluni ceti della burocrazia regionale, ma ha anche allargato la forbice del divario sociale e imbruttito Cagliari. La città ha sì cambiato volto, soprattutto perché sono state sottratte le risorse a tutte le altre zone dell’isola. Il regista di questo nuovo assetto politico non ha però tenuto conto, o forse lo ha avuto presente fin dall’inizio, che solo uno sciocco o un folle può pensare una città possa sfamare un’isola intera. Una Regione la nostra, ricordiamolo, con poca popolazione eppure la terza per estensione territoriale. Mentre Cagliari è gravata da centinaia di migliaia di sardi che sgomitano per avere un pezzetto del benessere burocraticamente generato, la Sardegna produttiva è abbandonata a sé, scippata dei risultati faticosamente conseguiti, con una rappresentanza locale messa all’angolo. L’alleanza fra Barbagia e Gallura fa paura, si sa. Perché la produttività delle nostre zone, che scaturisce dalla terra e dalla fatica e dall’inventiva delle persone, può mettere in discussione la ricchezza burocraticamente prodotta dal Cagliari centrismo. Nel mio piccolo – conclude Stefano Lavra - insieme al candidato presidente Christian Solinas e alla Coalizione civica, autonomista sardista e di centrodestra, sono qui per riprendere il cammino interrotto, impegnandomi con tutte le mie forze per dare un contributo e battermi affinché la Sardegna possa veramente essere una terra di felicità”.