Il Consiglio dei ministri ha impugnato due leggi regionali della Sardegna, entrambe licenziate dal Consiglio regionale il 30 marzo scorso.

Si tratta del provvedimento per il sostegno e la promozione della cannabis sativa e di quello che porta da tre a quattro il numero massimo di mandati possibili consentiti ai sindaci di Comuni fino a tremila abitanti, da due a tre quelli a sindaci di centri dai tre ai cinquemila abitanti, e che cambia le regole sul reclutamento dei segretari comunali consentendo l'iscrizione all'Albo ai vicesegretari senza bisogno di superare il concorso previsto.

E' la quindicesima volta, da quando la Regione è guidata dal centrodestra, che il Governo decide di presentare ricorso davanti alla Corte Costituzionale contro una legge sarda. Nei giorni scorsi gli uffici dei ministeri competenti avevano notificato le contestazioni alla Regione. Le motivazioni delle impugnazioni sono perlopiù riconducibili alla violazione dell'articolo 117 della Costituzione che definisce con precisione gli ambiti di competenza legislativa delle Regioni e dello Stato.

La Sardegna, secondo il Governo, eccede in entrambi i casi le competenze attribuite dallo Statuto. Nel caso della canapa industriale, poi, il Consiglio dei ministri sostiene che la norma non quantifichi gli oneri e indichi la copertura finanziaria in modo generico. Da qui la violazione anche dell'articolo 81 della Carta che prevede l'obbligatorietà della copertura per le leggi di spesa.