“Sono passati pochi mesi dalla mia nomina a coordinatore regionale dei Riformatori. Sono stati mesi intensi, fatti di incontri e confronti. Abbiamo, con la forza che solo una squadra unita ha, visitato i territori e ascoltato le comunità. Lo abbiamo fatto uscendo ognuno dal proprio territorio (io da Bonorva, il mio Paese, e da Cagliari, dove sono impegnato come consigliere regionale)”.

Queste le parole pronunciate alcuni giorni fa da Aldo Salaris, vice sindaco di Bonorva, Consigliere regionale e Coordinatore regionale dei Riformatori Sardi. Lo abbiamo voluto sentire per avere un suo pensiero su alcune tematiche inerenti l’attualità politica regionale.

 Un giudizio sui primi mesi della Giunta Solinas

È un giudizio certamente positivo, considerata la pessima situazione lasciata dal precedente governo di centro sinistra. In questi mesi il governatore Solinas, la giunta e noi del consiglio, siamo impegnati a superare le principali criticità andando incontro ai bisogni immediati dei sardi, cercando di risolvere i principali problemi, primo tra tutti quello di una sanità da migliorare e riformare. Ma non solo: vogliamo risolvere quanto prima il problema dei trasporti e dell’energia così da raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti in campagna elettorale”.

Una vostra battaglia storica è quella sull'insularità in Costituzione. Come andrete avanti, ora?

La nostra prossima iniziativa è coinvolgere le principali associazioni di categoria. Questo martedì è previsto un tavolo di lavoro in cui chiederemo a tutto il mondo produttivo, CNA Confartigianato, Confindustria, Confcommercio e Coldiretti, di sostenere la battaglia dell’Insularità. Tutti devono capire che questa è la madre di tutte le battaglie; abbiamo cominciato con il coinvolgimento dei sindaci, ora le associazioni, un passaggio dalla politica al mondo produttivo per rappresentare al meglio i sardi e gli interessi della Sardegna. Ci aspettiamo una grande partecipazione popolare, stiamo risvegliando le coscienze e siamo pronti a tornare a Roma per protestare e rivendicare un nostro diritto, quello di eguaglianza sostanziale. L’obiettivo è ottenere azioni specifiche a favore dell’Isola, il cui sviluppo economico e sociale è evidentemente ostacolato da problemi geografici di natura oggettiva”.

Territorio. Lei viene dal Meilogu, uno di quelli a rischio spopolamento. Quali sono le soluzioni per poterlo combattere? 

È necessario prevedere un sistema di valorizzazione delle potenzialità offerte da piccoli comuni, che possono e devono essere il volano per la ripresa economica e sociale della Sardegna. È possibile raggiungere questo obiettivo attraverso l’attivazione una serie di misure finalizzate a favorire e rendere conveniente il ritorno dei giovani e degli investitori nei centri minori. La salubrità, la qualità e la fruibilità dell'ambiente, insieme alla genuinità dei prodotti alimentari, hanno da tempo attirato l'attenzione di ricercatori e scienziati, ma devono diventare un carattere identificativo ed esclusivo per la promozione del sistema Sardegna, basandolo sulla reinterpretazione dei modelli tradizionali, sul recupero edilizio e sulla preservazione della biodiversità. Passaggio fondamentale è lavorare in modo sinergico, solo l’associazione dei comuni può portare a grandi risultati. Questo deve nascere dalle coscienze di chi amministra e sono convinto che il mio territorio d’origine può farlo.

Sanità. Nella stampa si legge spesso di disagi nei pronto soccorso e lunghe attese per una visita medica. Un suo personale parere.

Oggi abbiamo l’obbligo di rimettere al centro i pazienti e gli operatori medici e sanitari per garantire ai primi una adeguata assistenza e ai secondi di poter lavorare al meglio per la tutela della salute dei cittadini. Negli ultimi cinque anni abbiamo assistito ad un approccio ragionieristico rispetto alla gestione della sanità sarda. La necessità e l’urgenza di contenere la spesa sanitaria hanno fatto dimenticare la necessità di dover garantire ai Sardi livelli di assistenza e cura pari a quelli di tutti i cittadini italiani. La scelta di caricare esclusivamente sul bilancio regionale la spesa sanitaria, prima, e la riorganizzazione della rete ospedaliera dopo, hanno dato il colpo mortale al sistema sanitario sardo”.

Ambiente. È di pochi giorni fa il lancio della vostra proposta di legge sull'evoluzione della plastica nelle mense e negli uffici pubblici della Sardegna. Da cosa nasce l'idea? 

La situazione negli ultimi 50 anni è sfuggita di mano e oggi, nell’ubriacatura generata dalla modernità e da uno sviluppo poco improntato sul rispetto dell’ambiente e sulla tutela del territorio, abbiamo perso di vista la Natura, perfino la nostra natura di Isola. La necessità di ridurre la plastica è di particolare importanza per la nostra Regione, una perla al centro del mar Mediterraneo. Gran parte dei 1849 chilometri di coste hanno necessità di essere tutelati nel modo migliore possibile, non solo contro l’edilizia abusiva ma anche contro tutte le possibili fonti di inquinamento. L’accumulo di plastica danneggia attività economiche importanti, come il turismo, la pesca, il trasporto marittimo. È per questo che non ci si può più girare dall’altra parte”.

 Le vostre prossime battaglie.

La prossima battaglia è portare a casa il risultato dell’inserimento del principio di insularità in costituzione, ma soprattutto far prendere coscienza al popolo sardo portando il messaggio tra le gente. Questo è ciò che facciamo come Riformatori, sempre in prima linea con i banchetti nelle piazze e con le raccolte di firme. Non solo, una tematica di grande importanza è quella delle accise: siamo convinti sia un nostro credito, 4 miliardi di euro che devono tornare nelle casse regionali. L’ultima sfida sarà quella di farci ascoltare, senza arretrare di un millimetro, dal Governo. Nella recente visita del premier Conte si è capito che a Roma non sono a conoscenza della situazione disastrosa in cui versa la Sardegna, ma, cosa ancor peggiore, non sembra che abbiano soluzioni concrete. In ultimo siamo pronti a dare battaglia sulla decisione dello Stato di impugnare la norma sugli accantonamenti, 285 milioni di euro che appartengono a noi sardi. Non c’è tempo da perdere, dobbiamo ottenere quanto ci spetta di diritto, e non intendiamo tirarci indietro da quelle che sono le nostre responsabilità di amministratori”.