Gli angeli del fango di Oliena, eroi nella buia notte dell'alluvione Cleopatra che nel novembre del 2013 devastò la Sardegna. Giuseppe Fronteddu, 36 anni, allevatore, e Giambattista Fele, 30 anni, anch'egli allevatore ma con l’abilitazione di vigile del fuoco discontinuo. La loro storia, diventata di dominio pubblico solo quest'anno, ha commosso tutti, oltre la dignitosa discrezione e il barbaricino riserbo dei protagonisti. A raccontarla sono stati gli amici, l'ispettore capo della polizia Nicola Boi e l'assistente capo Angelino Montresor che si sono mobilitati per far ottenere ai due un riconoscimento. La storia dei due ragazzi di Oliena si intreccia con quella del poliziotto Luca Tanzi, scomparso proprio la sera del 16 novembre dello scorso anno. Giuseppe Fronteddu, quella sera, era al volante di un fuoristrada e viaggiava assieme a Giambattista Fele lungo la strada che da Dorgali porta a Oliena mentre la pioggia cadeva fitta. Vennero superati, durante il percorso, da un'ambulanza e da un fuoristrada della polizia che scortava il mezzo del 118. Fronteddu e Fele seguirono i mezzi di soccorso quando, racconteranno poi, "All’improvviso i lampeggianti azzurri davanti a quelli dell’ambulanza sono scomparsi, inghiottiti dal buio della notte. Sulla strada c’era solo l’ambulanza, il fuoristrada della polizia era scomparso. Siamo scesi immediatamente dalla nostra auto e con estrema cautela, sfruttando le luci dei fari del mezzo di soccorso e illuminando i nostri passi con una pila ci siamo incamminati verso il ponte di Oloè. Un pezzo del ponte non c’era più: c’era solo un grande buco nero illuminato macabramente da lampeggiante azzurro del fuoristrada della polizia che era finito dentro la voragine. L’auto era in bilico, incastrata tra i piloni in cemento. Ci siamo avvicinati, camminando sulla spalletta del ponte rimasta. Dal buco nero saliva il rumore assordante del fiume che scorreva impetuoso sotto il ponte. All’improvviso un lamento. Poi una voce. Un lamento flebile. E così abbiamo capito che dentro l’auto finita nel buco c’era qualcuno ancora vivo".  Giambattista Fele, così, si legò prontamente con una corda e si calò nel buio facendosi luce con la pila. Con un’altra corda legò la macchina mentre l’altro capo era stato assicurato da Giuseppe intorno a un pilone in cemento in superficie . Una volta messa in sicurezza l’auto, i due giovani cominciarono le operazioni di soccorso. Ricorda Fele "L’unico che si muoveva e parlava era Gavino Chighine. Era sul sedile posteriore. Sanguinante e dolorante, chiamava per nome i suoi colleghi e cercava in tutte le maniere di uscire dalla macchina. L’ho fermato tre volte. Se avesse aperto lo sportello sarebbe caduto nell’acqua. Non c’era tempo da perdere. Così, l’ho calmato, gli ho detto chi ero: ci conoscevamo perché ci eravamo incontrati in un incidente, lui poliziotto e io vigile del fuoco. Ha capito ed è rimasto fermo mentro lo imbragavo con un fascia in modo che così Giuseppe riuscisse a tirarlo fuori dal buco. Lentamente e con la massima cautela l’abbiamo riportato in superficie. E affidato ai soccorsi degli operatori dell’ambulanza che erano ancora sconvolti per lo scampato pericolo, visto che si erano fermati a pochi centimetri dal baratro. Poi, sono tornato giù per cercare di aiutare gli altri ma erano incastrati, non c’era modo di tirarli fuori dall’abitacolo. Allora ho assicurato meglio il fuoristrada per impedire che cadesse nel fiume e sono rimasto con loro per controllarli fino a quando non sono arrivati i soccorsi. Non dimenticherò mai i loro lamenti, ma non potevo fare nulla». In quel tragico incidente morì l'assistente capo Luca Tanzi e, solo grazie all'intervento di Fronteddu e Fele, i colleghi della vittima riuscirono a salvarsi.

PER VOTARE IL TUO PERSONAGGIO

CLICCA QUI!!!