FABIO ARU Nato a San Gavino Monreale il 3 luglio 1990, è però cresciuto a Villacidro. Qui, tra le colline del Medio Campidano e il Monte Linas, diede i primi colpi di pedale fin da bambino. Dopo un’importante esperienza nel mondo del ciclocross, a 19 anni si trasferisce a Bergamo dove corre per la Palazzago, una delle società dilettantistiche italiane più prestigiose. I risultati ottenuti dal 2009 al 2011 in manifestazioni come il Giro della Valle d’Aosta e il Girobio lo mettono in luce così che, al termine del 2011, firma il suo primo contratto da professionista con il team kazako Astana.

Nel 2013 esordisce in carovana rosa al Giro d’Italia come gregario di Vincenzo Nibali ma è il 2014 l’anno della sua consacrazione. Il 9 maggio, alla partenza del Giro da Belfast, Aru è gregario di Michele Scarponi ma, alla sesta tappa, con l’infortunio di Scarponi, diventa lui il capitano della Astana scrivendo, a soli 24 anni, le pagine forse più emozionanti della storia del ciclismo sardo. La quindicesima tappa Valdengo-Montecampione è il suo capolavoro: a 3 km dal traguardo stacca tutti arrampicandosi come un camoscio nella montagna che fu di Pantani. Il suo urlo di gioia all’arrivo è il grido di vittoria di un intera isola che, incollata alla tv, segue con il batticuore le tappe finali del Giro. Nella cronoscalata del Montegrappa, Aru sale al terzo posto in classifica generale tagliando il traguardo a soli 17’’ dalla maglia rosa Nairo Quintana. Al termine del Giro, il campioncino è splendido terzo sul podio di Trieste.

Le due vittorie di tappa alla Vuelta di Spagna e la convocazione in Nazionale per i Mondiali su strada di Ponferrada sono la degna conclusione di una stagione durante la quale il giovane sardo ha infiammato i cuori di tanti appassionati di ciclismo.

 

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