È stato presentato giovedì scorso, nella sala conferenze della Provincia di Sassari, il libro di Rossana Copez e Giovanni Follesa “AVANTI MARSCH! La Grande Guerra 100 anni dopo” sulla vita - troppe volte orrendamente stroncata, anche a causa di errori e leggerezze dei comandanti ai vertici - dei nostri soldati sul fronte di battaglia, più precisamente dei fanti della pluridecorata e gloriosa Brigata “Sassari”.  

Per mediare le angosce, le speranze e le confessioni dei fanti in trincea, i due autori hanno pensato a un romanzo-verità, quale strumento comunicativo per stabilire un incontro avventuroso quanto immaginario, tra i ragazzi di tredici anni di una scuola di Cagliari e gli stessi combattenti, ma comunque in grado di scuotere le coscienze di giovani altrimenti sempre e gravemente più distanti, nel tempo e nello spazio, dagli accadimenti bellici di cento anni fa.

Di realistico, nel libro, ci sono i drammi e i sogni dei soldati in guerra; risvolti di vita, effettivamente e drammaticamente vissuta, resi noti e portati a nobili esempi attraverso lo straordinario mezzo della scrittura e grazie all’assiduo e profondo lavoro di ricerca di Copez e Follesa. Non si tratta, dunque, ma sono gli stessi autori a precisarlo, di un libro di storia, ma di una serie di storie che mettono al centro l’uomo nella sua costante attualità e da parte, invece, le tattiche e le strategie politiche e militari, di fronte alle quali i giovani di oggi mostrano indifferenza o, comunque, complice una società che consuma troppo facilmente e incautamente valori e principi delle generazioni precedenti, sempre più raro interesse.  Nella voce dei nostri militari al fronte c’è angoscia, delusione e dolore, ma anche speranza infinita, insieme a orgoglio e fierezza.

È in tale dimensione che si colloca l’uomo-soldato, con tutti i suoi incrollabili riferimenti di natura etica e morale. Ebbene, l’anima di quest’uomo non può essere eternamente vagante, ma si deve poter collocare nei suoi discendenti senza fratture generazionali. Sotto quest’ aspetto fondamentale, gli autori Copez e Follesa, con il loro messaggio, hanno raggiunto l’obiettivo.

Risultato che, invece, hanno mancato, come spiega lo stesso Giovanni Follesa, le Istituzioni sarde: "E’ singolare notare come la Sardegna, che tanto ha dato all'Italia durante la Grande guerra, soprattutto in termini di vite umane, sia distratta nel tenere viva la memoria di quel momento storico che ha segnato tutto il '900. E' legittimo pensare, a questo punto, che le Istituzioni sarde abbiano un problema nel fare i conti con il proprio passato. D'altronde siamo la stessa terra che ha impiegato più di 40 anni per "scoprire" la grandezza e la magnificenza dei Giganti di Mont'e Prama, che esistevano già prima dei nuraghi. Se questo è il buon giorno, prima di ricordare degnamente i sardi nella Prima Guerra Mondiale dovremmo attendere mille anni?".