PHOTO
"Delitti in Barbagia" è il titolo delle prima puntata di Un giorno in pretura dedicata al processo ad Alberto Cubeddu, il giovane di Ozieri accusato di aver ucciso in concorso col cugino Paolo Pinna il 27enne di Nule Stefano Masala e il 18enne di Orune Gianluca Monni.
La trasmissione, condotta su Rai Tre da Roberta Petruzzelli, continuerà a raccontare il dibattimento tenutosi in Corte d'Assise a Nuoro sabato 23 novembre, in seconda serata, con la seconda puntata dal titolo "L'umiliazione".
Le indagini e le sentenze nei vari gradi di giudizio hanno portato alle condanne definitive di Alberto Cubeddu all’ergastolo e di Paolo Enrico Pinna a 20 anni di carcere.
I FATTI
La sera del 7 maggio 2015 scomparve da Nule (Sassari) il 27enne Stefano Masala. Uscì di casa con l'auto del padre che all'alba dell'8 maggio lo attendeva ancora sveglio, ormai in allarme. Proprio quella mattina, a Orune, pochi chilometri di distanza, il 18enne Gianluca Monni venne ucciso da un killer incappucciato mentre alla fermata del bus aspettava insieme a tanti altri ragazzi il pullman che li avrebbe portati a scuola.
La scomparsa di Stefano, nelle prime ore, non ebbe un’eco mediatica particolarmente significativa. Era una storia come tante. L’assassinio di Gianluca, invece, apparve fin da subito sconcertante e gettò Orune e l’intera Isola nel terrore. Due vicende senza alcun apparentemente collegamento, quelle di Stefano e Gianluca, se non fosse che le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza del centro barbaricino documentarono come l’auto che trasportava il killer di Monni fosse quella del padre di Masala, a bordo della quale il giovane di Nule si era allontanato di casa la sera prima facendo perdere le sue tracce.
LE INDAGINI
Le indagini, andate avanti a ritmo serrato, hanno ricostruito come alcuni mesi prima, in occasione della tappa orunese della manifestazione Autunno in Barbagia, Stefano avesse accompagnato a Orune con la sua auto alcuni giovani compaesani di Nule, fra cui l'allora 17enne Paolo Pinna, che in quell'occasione avrebbe importunato la fidanzata di Gianluca Monni con apprezzamenti. Gianluca e gli amici sarebbero intervenuti minacciando Paolo e in quell'occasione sarebbe saltata fuori anche una pistola. I ragazzi di Orune trascinato fuori Paolo per dargli una lezione. Un epilogo umiliante che aveva generato nel giovane un sentimento di vendetta.
Pinna aveva così progettato insieme al cugino Alberto Cubeddu, allora 21enne, di uccidere Monni e la sera del 7 maggio 2015 aveva contattato Stefano Masala chiedendogli, con una scusa, di raggiungerli alla periferia di Nule con l'auto. Dopo aver ucciso Stefano per liberarsi di lui, i due si erano serviti della sua auto per raggiungere Orune dove la mattina successiva avrebbero assassinato Gianluca. L'auto di Stefano venne trovata in fiamme nei pressi di Pattada alcune ore dopo l'omicidio di Orune. Il corpo di Stefano non è mai stato trovato.
L'ULTIMA PREGHIERA
La madre di Stefano, Carmela, ammalatasi di tumore nei mesi successivi alla scomparsa del figlio, è morta a 59 anni un anno più tardi, il 24 maggio 2016. La sua ultima preghiera rivolta ai responsabili è stata quella di permettere il ritrovamento dei resti del figlio. Un appello rimasto a oggi inascoltato. All’indomani della morte di Carmela, il 25 maggio, Pinna e Cubeddu sono finiti in manette.
Il padre di Stefano, Marco Masala, un uomo dalla dignità commovente, continua a chiedere agli assassini di restituirgli il corpo di Stefano per poterlo seppellire accanto alla madre e avere una tomba su cui piangere.