Cosa bolle nella pentola della Crimea? Una domanda che suscita più risposte a seconda del profilo da cui viene vista.

Una pentola a pressione pronta ad esplodere perché carica di interessi strategici che ci ricordano la cortina di ferro “pre-muro” di Berlino. La posizione infatti della terra dei tartari, o tatari come poi il termine si è evoluto, si trova nello stesso parallelo della Turchia. Insieme a quest'ultima esse sono la porta dell'occidente che conduce all'islam ed alla Russia e che suddivide il mondo in due blocchi: Oriente e occidente. Per tale motivo l'ex Khanato dell'Orda d'Oro è stato da sempre un ambita terra di conquista. Già parte dell'impero del nipote di Gengis Khan, è stato poi conquistato dallo Zar russo, Ivan il Terribile, per poi passare dall'indipendenza alla occupazione di Caterina II la grande.

Con la caduta del muro di Berlino si è iniziato a parlare di centro, il quale, guidato dall'imperatrice Merkel d'Asburgo, cerca di espandersi. Senza i metodi di Hitler, ma con la stessa bramosia di conquista anche se condita da molta più astuzia dell'ex imbianchino. Nel caso Crimea però, ha inavvertitamente pestato i piedi all'odierno Ivan, il quale, decisamente più terribile di Berlusconi e Zappatero messi assieme, sculaccerà la cicciona tedesca e tutti i suoi accoliti seguaci se non decideranno di mollare l'osso. Il rischio è quello di riportarci indietro di un ventennio, quando il veto che la Russia può imporre al Consiglio di Sicurezza, imponeva l'alt ad interventi risolutivi dell'ONU in diverse situazioni calde del mondo.

L'etnia turco musulmana della Crimea conta appena il 12 % dell'intera popolazione della penisola, ma i secoli di dominazione e il genocidio perpetrato ad opera di Stalin la rende più agguerrita che mai. Prima del 1944 infatti la percentuale rispetto alla popolazione totale era decisamente più elevata e con essa le proprietà in questa penisola cosi strategica per le operazioni militari della Russia “putiniana” e non solo.  Renzi e la Merkel lo hanno capito, e da buoni “centristi” lavorano affinché si giunga  ad una soluzione diplomatica senza dare fuoco alle polveri, dalle quali otterrebbero solo un bel viso nero come quello del mercoledì delle ceneri ovoddese.

Obama invece da buon americano “prezzemolino”, pur conscio della potenza militare dello storico avversario, inizia a mostrare i muscoli dei Marines, affermando che la secessione della Crimea sarebbe illegale. Pur essendo di professione avvocato, Barak, forse dimentica che l'autodeterminazione dei popoli è un principio cogente del diritto internazionale. Cosi che, se il referendum portasse ad una secessione o un distacco, nessuna norma consuetudinaria verrebbe violata. Il problema è anzi all'inverso se guardiamo l'esempio che ci viene da un'altra parte del mondo: la Palestina.

popolo che avrebbe tutto il diritto di autodeterminarsi cosi come l'Onu ha sancito più volte con le sue risoluzioni, confermate dalle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia. Ora questo è il primo profilo visto da quella parte di popolazione originaria della Turchia. Ma se anche la guardiamo dalla finestra della parte russofona, che corrisponde al 59% degli abitanti della penisola, la legittimità di un eventuale distacco a favore del territorio di Putin, non è eccepibile. Pertanto questa ostentata voglia di aderire all'unione europea, che perverrebbe da una parte di una parte della popolazione residua, parrebbe più la volontà del resto del mondo che non della maggioranza “crimeiana”.

La convenienza infatti di America ed Europa insieme, non è detto corrisponda agli interessi dei tatari e russofoni, mentre sicuramente non lo è dal punto di vista strategico per Vladimir. Oggi che gli stati del mondo, uniti nell'organizzazione delle nazioni unite, sono consci dell'impossibilità dell'uso della forza per risolvere le controversie, le ragioni per cui tutti ficcano il naso nella questione Ucraina-Crimea sono forse da ricercarsi nel solito Dio Denaro, che papa Francesco si ostina a voler rendere meno venerabile.