Il pensiero di queste ore è rivolto alle feste che faremo in famiglia in occasione del Natale e in attesa del nuovo Anno. Ormai è distante il tempo in cui lo stesso periodo era considerato un totale momento di distrazione, di assenza tonificante dall’ufficio o dal lavoro in genere. Ora non è più così. Niente sarà come prima, e non si sa fino a quando.

Troppi giovani non hanno lavoro, tutti abbiamo un parente, un familiare, un amico senza occupazione. Basta questo per intristirci e per dire che ferie o vacanze non ci possono allontanare, ora come non mai, dai problemi di una quotidianità che non ci consente le sperate distrazioni.  La fiducia nella ripresa va di pari passo con un realismo che non possiamo più permetterci di sottovalutare.

Il recupero, che però  è ancora di là da venire in termini concreti per i cittadini, sarà difficile, costoso e neanche di breve durata. Importante, al punto in cui siamo arrivati, è che si sia fermata, ma anche su questo ci sono ancora molti dubbi, almeno la caduta dell’asticella economica verso il basso.  Ormai è noto e non può essere altrimenti: l’inversione di rotta del nostro Paese è  legata alle vicende politiche prossime e future.

Per forza di cose, noi cittadini, feriti e lacerati da tasse e disoccupazione, non potremo più piangerci addosso. Una posizione passiva sugli eventi spegnerebbe tutte le speranze. Ciò vuol dire che declamare una sfiducia fine a se stessa nei confronti della classe politica non porterebbe a nessun risultato, visto come vanno le cose quando i nostri politici vivono in un mondo slacciato  da quello degli elettori e lontano, inconsapevolmente oppure no, dagli interessi generali della società. Pertanto, noi cittadini dobbiamo diventare più protagonisti, a partire dalle nostre responsabilità, senza le quali governare il Paese sarebbe, comunque, oggettivamente difficile da parte di qualsiasi formazione politica.

“A che serve andare a votare se l’elettore non ha alternative rispetto ai percorsi (cioè alle scelte) imposti dai partiti politici sino alla negazione della partecipazione democratica alle vicende del Paese?”. E’ quanto sostengono in molti, delusi e amareggiati da un sistema partitico e di governo che annienta le individualità positive, quand’anche ci siano, e le ansie di rinnovamento. A questa domanda è difficile dare una risposta. Il rischio, o la certezza, è che si perda nel vuoto, nell’indifferenza di chi non si è mai sentito nel dovere, pur avendolo, di rispondere.

Certo, elementi nuovi parrebbero spuntare all’orizzonte degli scenari politici caratterizzati, però, finora dalla solita “ammuina”. Tra questi, il ricambio generazionale tanto agognato sembra finalmente aver preso piede, ma non sarà sufficiente il riferimento anagrafico sic et simpliciter. Bisognerà stare molto attenti, infatti, ai “giovani vecchi”, protagonisti e interpreti, attuali o potenziali, della continuità di chi vuole che nulla cambi.

Auguri per un sereno Natale e per un 2014 proficuo negli intenti e nelle azioni.