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"Una quarta dose del vaccino anti-Covid è una possibilità concreta", spiega il coordinatore del Cts, Franco Locatelli. Tramontata, di fatto, la possibilità che contro il Covid si possa raggiungere un'immunità di gregge, non è da escludere una dose di richiamo ogni anno, come si fa con l'influenza. In Israele, paese che prima di tutti ha avviato la campagna per il booster, già si parla di un ulteriore richiamo. E anche nel Regno Unito è stata ipotizzata, come argine alla variante Omicron, la somministrazione della quarta dose ai vulnerabili già vaccinati la terza volta da alcuni mesi.
E' un dibattito che in Europa cammina di pari passo con quello sull'obbligo vaccinale, già annunciato da Austria e Grecia, e ipotizzato in Germania da febbraio. L'obbligo "è l'ultima risorsa - spiega Locatelli - se la situazione dovesse peggiorare ma al momento non vedo gli estremi per questo". E aggiunge: "'L'obbligo vaccinale implica molti aspetti di natura sociale e politica e vanno lasciati al decisore politico. Un conto è una situazione in Paesi con bassi tassi di vaccinati, un'altra la condizione dell'Italia". Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, riassume la linea: "Siamo stati i primi a introdurlo per i lavoratori della sanità e dal 15 dicembre sarà esteso a forze dell'ordine e personale scolastico.
Poi valuteremo i dati dell'epidemia: siamo pronti anche ad altre valutazioni, ma ora si va avanti così". "All'obbligo vaccinale bisognava arrivarci subito - riflette l'ex premier Romano Prodi -. Poi capisco che per un politico è difficile prendere questa decisione immediatamente. La mia tesi resta la stessa, prima ci si arriva meglio è". I governatori di Liguria, Giovanni Toti, e Piemonte, Alberto Cirio, sono possibilisti, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, taglia corto: "Non è tema all'ordine del giorno in Italia".
Il governo, viene sottolineato a Palazzo Chigi, al momento non pensa all'obbligo, perché la strategia sta funzionando: si punta sul Green pass, a convincere gli indecisi e dare una protezione anche ai bambini, per i quali le somministrazioni partiranno dal 16 dicembre. Sono ancora 6,3 milioni gli italiani che non hanno alcuna protezione dal virus, non sono vaccinati e non sono guariti dal Covid negli ultimi 6 mesi, ma è anche vero che la platea degli ostinati si sta assottigliando: meno di due mesi fa, l'8 ottobre, erano 8,4 milioni quelli che ancora non avevano fatto il vaccino.
Un deciso cambio di passo, a leggere l'ultimo report della struttura del commissario all'emergenza Francesco Figliuolo, c'è stato questa settimana: sono stati oltre 232mila le prime dosi effettuate. A trainare la vaccinazione resta la fascia 12-19 anni, con oltre 61mila prime dosi in 7 giorni (33mila la scorsa settimana), ma sono state 38.241 le persone da 60 anni in su che si sono convinte. In totale in 7 giorni (dal 26 novembre al 2 dicembre) sono stati somministrati 2.668.228 vaccini, comprese anche le seconde e le terze dosi. Numeri non lontani da quelli posti come obiettivo da Figliuolo, che in una circolare ha chiesto alle Regioni di tenere alto il ritmo delle somministrazioni, tra le 300mila (di domenica) e le 450mila dosi.