Abbiamo posto due domande al candidato consigliere regionale del PD Raimondo Cacciotto, trentaquattrenne, agronomo, ex consigliere comunale di Alghero e presidente della commissione ambiente fino allo scorso ottobre.

 

 

- Mai come stavolta, la Sardegna dei senza lavoro si aspetta una classe politica giovane dentro, interprete fedele dei bisogni della gente. Quali sono in questo senso le novità sue e del suo partito?

 

"Oggi, purtroppo, più che nel passato, è diffusa la sensazione che nulla possa mai cambiare, che il bene comune sia un’impresa impossibile da perseguire.

E' ben comprensibile,  perché la politica non ha inciso in maniera significativa per determinare benessere sociale,  creare opportunità di lavoro, e  mettere in condizioni chi ha talento di potersi esprimere. 

Personalmente non mi rassegno a una politica senza speranza, e combatto l’idea che una società possa pensare di risolvere i problemi della politica, e quindi della vita quotidiana, non andando a votare o indirizzandosi sul cosiddetto voto di protesta.

Il PD, attraversato il suo candidato a governatore Francesco Pigliaru, ha parlato chiaro:  la differenza è la nostra capacità di dare risposte, la situazione  in Sardegna è difficilissima, il governo regionale non l’ha preparata a cambiamenti enormi che si sono verificati in questi ultimi anni. La politica deve capire dove va il mondo e preparare la società ad affrontare al meglio questi cambiamenti. Per quanto mi riguarda, ho già predisposto la bozza di una proposta di legge che prevede interventi finalizzati a salvaguardare il tessuto economico esistente di medie e piccole imprese e orientare e supportare la creazione di nuove imprese nei settori dell'artigianato, dell'agricoltura del turismo, e favorisca l'ingresso nel mondo del lavoro per i disoccupati, con particolare riguardo ai giovani e alle donne. La Regione deve aiutare i giovani a mettersi in proprio e le aziende ad assumerli, snellendo la burocrazia e facilitando l'accesso al credito. Questo è l'esempio di un modo concreto di dare risposte."

 

 

- Uno dei difetti di sempre dei politici sardi è stato quello di non ringhiare per tutelare gli interessi della Sardegna e del suo popolo, ma di limitarsi a chiedere ai poteri centrali, anche del proprio partito, senza lamentarsi per i no a cui si è abituati anche qui da sempre. Avremo mai politici che sappiano scendere in piazza senza temere di rischiare il posto in future elezioni?

 

"La risposta sta nel rinnovamento, un concetto che spesso viene usato senza entrare nel merito della sostanza: non è un fatto di età o di novità, ma un modo nuovo di svolgere il proprio compito.

Io credo in un modo nuovo di fare politica, che si concretizza in un legame fra i cittadini e il proprio rappresentante: è sicuramente la risposta più forte che possiamo mettere in gioco per superare la sudditanza verso Roma e i poteri centrali, che talvolta ha condizionato scelte importanti per la nostra regione. Se si crea una sinergia fra eletti e territorio si diventa forti, e così possiamo presentarci ovunque e pretendere ci&o