Sono state aggiornate le linee guida sulla responsabilità dei magistrati: viene alzata la soglia della rivalsa. Il giudice che sbaglia dovrà pagare sino alla metà del suo stipendio. Questo limite decade totalmente in caso di dolo.

 

È stato il Ministero della Giustizia ad aggiornare una delle linee guida della riforma che il Governo si appresta a porre in essere: quella relativa alla responsabilità dei magistrati.

Proviamo a capire perché nasce l’esigenza di riformare una tematica così delicata.

È utile partire da un punto fermo, costituito dalla premessa che precede le intenzioni governative di modifica.

Si legge, infatti, che “Un corretto funzionamento della responsabilità civile dei magistrati costituisce un fondamentale strumento per la tutela dei cittadini ed un necessario corollario all’indipendenza ed all’autonomia della magistratura.

Il meccanismo previsto dalla legge Vassalli adottato in esito al referendum abrogativo del 1987 ha funzionato in modo assolutamente limitato. La legge, infatti, pur condivisibile nell’impianto, prevede una serie di limitazioni per il ricorrente che, di fatto, finiscono per impedire l’accesso a questo tipo di rimedio e rendono poi aleatoria la concreta rivalsa sul magistrato ritenuto eventualmente responsabile. Si tratta, quindi, d’intervenire per rendere effettivo questo strumento”.

Le modifiche dovrebbero intervenire su diversi aspetti.

Innanzitutto è in programma un ampliamento dell’area di responsabilità.

L’attuale disciplina in tema di responsabilità dei magistrati verrebbe estesa a nuove ipotesi, allineando la normativa italiana a quella prescritta dall’Unione Europea, la quale prevede tra i casi di cattivo uso del potere giudiziario le fattispecie di violazione manifesta delle norme applicate e di manifesto errore nella rilevazione dei fatti e delle prove.

Tale tipo di responsabilità sarà estesa anche, laddove ovviamente ne sussistano i presupposti generali, nei confronti dei magistrati onorari, i quali ai sensi dell’art. 106, II comma della Costituzione sono membri dell’ordine giudiziario che svolgono le funzioni tipiche del giudice o del pubblico ministero pur non potendo fregiarsi del titolo di magistrato togato. L’aggettivo “onorario” sta proprio ad indicare che le funzioni vengono svolte in maniera non professionale, restando pur sempre le stesse di tipo giurisdizionale.

Da qui l’estensione della responsabilità anche a questi soggetti, pur nel solo caso in cui agiscano con dolo.

Un secondo aspetto rilevante della riforma è quello che riguarda il superamento del filtro, ossia di ogni ostacolo frapposto all’azione di rivalsa che lo Stato dovrà esercitare nei confronti del magistrato a seguito dell’avvenuta riparazione del pregiudizio subito dal cittadino a causa  dell’errore nell’attività giudiziaria.