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Un libro per raccontare la vita di chi non c’è più.
Un libro per restituire la voce a coloro che non hanno potuto raccontare.
Un libro che attraversa l’esperienza della guerra, vista con gli occhi di chi parte per un destino, quasi sempre, senza un ritorno.
Il libro di Rosella Mattu dal titolo “Soru Giuseppe non saluta più!”, Storie di soldati sardi nella Grande Guerra, sarà presentato sabato 1° novembre alle 16.00 nell’Auditorium della Scuola Media di Ovodda.
<<Le storie raccolte in questo libro escono e travalicano la piccola comunità di origine, Ovodda, ed entrano, loro malgrado, in un contesto altro, quello mondiale, lontano e sconosciuto – scrive il Sindaco Cristina Sedda nella prefazione – come erano tra loro sconosciute le persone coinvolte e gli obiettivi che erano chiamati ad assolvere fino a mettere in gioco la loro stessa vita>>.
L’autrice “entra” nelle storie degli altri con la curiosità che ha animato la sua vita dedicata alla Sardegna, al suo paese, alle passioni coltivate con puntigliosa ricerca.
Il libro è il racconto di chi ha saputo ascoltare, fin da bambina, i fatti che si narravano intorno al fuoco o al riparo della sera, da chi poteva offrire una testimonianza e da chi portava la sua esperienza.
Le storie sono cresciute con lei, hanno attraversato la sua vita e come tasselli di memoria che si amalgamano le ha ricomposte dentro il mosaico.
Il libro è anche la raccolta di lettere ingiallite dal tempo e spedite da lontano, di foto che ritraggono giovani vite mai invecchiate, di aneddoti e ricordi di chi è sopravvissuto alla Guerra che semina morte e distruzione e dei parenti di chi non ce l’ha fatta.
Il libro, soprattutto, mette insieme le storie che hanno viaggiato verso destinazioni ignote nei vagoni in bianco e nero dei primi decenni del secolo scorso.
Ovodda è la stazione di partenza per 31 dei suoi figli, sacrificati nel nome della Patria e nel nome del Re.
Nel libro ci sono le lacrime e le attese, le speranze e le angosce, i pensieri senza voce, ma anche le voci di chi ha rotto il silenzio col pianto.
Rosella Mattu scrive le verità di una piccola storia che, insieme alle altre piccole storie di comunità, hanno contribuito a cambiare il corso della Grande Storia.
Il suo narrare caldo e fluido “scongela” i monumenti ai caduti, “scioglie” il freddo marmoreo che li caratterizza.
Dietro quei nomi e quelle date ci sono i sentimenti delle donne che hanno sofferto per i loro figli, mariti, fidanzati, fratelli.
Dietro quei nomi e quelle date ci sono i battiti di chi, al fronte, ha sperato, sofferto e provato paura.
Uomini che partivano indossando l’abito della tradizione, prima deriso dagli “altri” e poi apprezzato per la fama conquistata sul “campo di battaglia” dai sardi leali e combattenti.
Ecco che il vestiario dell’identità diventa identificativo: nei sardi si riconosce il valore di chi si faceva valere.
<<Ovodda a quei tempi contava una popolazione di circa 1.200 abitanti. – racconta il Sindaco Sedda - Centoventi gli uomini che a scaglioni partirono per il fronte; 25 di questi sono morti in combattimento ed hanno trovato sepoltura nelle zone di guerra mentre altri 6 sono morti per cause di guerra ma sepolti ad Ovodda, in tutto 31 croci. La nostra comunità ha dunque pagato un grand