Sono trascorsi 20 anni da quando Il Consiglio Regionale della Sardegna ha istituito “Sa Die de sa Sardigna”, la festività che rievoca l’insurrezione popolare dei vespri sardi del 28 Aprile 1794 che portò alla fuga del Vice Rè Balbiamo e di diversi funzionari del Regno Sabaudo.

La “Giornata del popolo sardo” dal 14 settembre 1993 è protetta da una Legge, in seguito alla quale la Regione Autonoma della Sardegna organizza manifestazioni e iniziative culturali con uno specifico programma che mira a sviluppare la conoscenza della storia e dei valori dell’autonomia, soprattutto tra le nuove generazioni.

L’Assessore Regionale della Pubblica Istruzione e Beni Culturali Sergio Milia nell’incontro con oltre mille studenti della Sardegna che si è tenuto oggi Sabato 27 aprile al Teatro Verdi di Sassari ha evidenziato che: <<Bisogna uscire dai canoni classici per far capire ai ragazzi da dove arriviamo, far capire che esiste un’altra storia rispetto a quella studiata sui libri di testo. “Sa Die” è un simbolo per la nostra identità e per la nostra cultura ma, a differenza di allora, non dobbiamo e non vogliamo scacciare nessuno dalla nostra terra bensì attrarre>>.  

L’incontro del Verdi, presentato da Giuliano Marongiu con i commenti “in limba” di Antonio Canalis e Teresa Soro, ha aperto ufficialmente l’intenso programma di eventi che si svolgeranno in diversi centri dell’isola. L’Assessore Milia ha inoltre specificato: <<Sa die de sa Connoschèntzia, Sa die de s’istòria, Sa die de s’identidade, Sa die de sa Sardigna, questo è il titolo che abbiamo voluto dare alla Giornata del popolo sardo di quest’anno. La Conoscenza è la prima cosa. Essa accresce il bagaglio del nostro sapere, delle informazioni sulle origini, sulla cultura e la lingua della nostra terra. Dà significato alle scelte che siamo chiamati a fare come persone e come comunità di cittadini. La famiglia, la scuola e l’università hanno un ruolo insostituibile nell’educazione che favorisce la promozione umana dell’individuo, sostenendone la crescita e l’inserimento nell’ambiente in cui vive e a cui sente di appartenere>>.

Roberto Tangianu

 

<font color="#000000" face="Tahoma">La Sarda Rivoluzione (1793-1796): </font><font color="#000000" face="Tahoma">ingresso trionfale di Giovanni Maria Angioy a Sassari </font>

<font color="#000000" face="Tahoma">(partic. da un'opera di G. Sciuti, 1879)</font>

 

Francesco Ignazio Mannu, di Ozieri, ha composto le 47 strofe di “Procurad’e moderare”, tra il 1794 e il 1796: è considerato un inno di riscossa e di emancipazione per il popolo della Sardegna.

Su patriottu sardu a sos feudatarios

Procurad'e moderare,
barones, sa tirannia,
chi si no, pro vida mia
torrades a pe' in terra!
Declarada est già sa gherra
contra de sa prepotenzia:
e incomintza' sa passenzia
in su populu a mancare!

Mirade ch'est'atzendende
contra de ois su fogu,
mirade chi no e' giogu,
chi sa cosa andat 'e veras;
mirade chi sas aeras
minettana temporale;
zente cussizzada male,
iscultade sa oghe mia

No apprettedas s 'isprone
A su poveru ronzinu,
Si no in mesu caminu
S'arrempellat appuradu;
Mizzi chi est lanzu e cansadu
E non 'nde podet piusu;
Finalmente a fundu in susu
S'imbastu 'nd hat a bettare

Su pobulu chi in profundu
Letargu fit sepultadu
Finalmente despertadu
S'abbizzat ch 'est in cadena,
Ch'istat suffrende sa pena
De s'indolenzia antiga:
Feudu, legge inimiga
A bona filosofia!

Che ch'esseret una inza,