PHOTO
La folla strabocchevole e festante è solo un ricordo, fa parte di un passato recente, ma le immagini consegnate agli archivi della memoria sono distanti e ben separate da quelle del “S. Efisio” di quest’anno.
E’ vero, le ali di un pubblico di fedeli, turisti e visitatori che avvolgono le vie dell’antico quartiere di Stampace, ci consegnano una festa dalla cornice più sottile, ma non per questo la giornata, tiepida e accogliente, è meno viva e intensa rispetto ai tempi in cui la presenze oceaniche erano un segno di benessere, non solo italiano, che per il primo maggio portava a Cagliari consistenti rappresentanze di diversi Paesi stranieri.
Il tributo di fede per S. Efisio è intatto, così come lo è da secoli, e la figura del martire che ha dato la vita per la fede cristiana è sempre quella eternamente fulgida e protettrice che viene emotivamente accompagnata dalla sua antica Chiesa stampacina fino a Nora con un sentimento che tutti gli anni si rinnova in una prova di religiosità che manifesta le sue profonde e forti radici. Cagliari e la Sardegna sono orgogliose del loro Santo.
Le traccas, i suoni delle launeddas e i costumi precedono il simulacro in un unico respiro di festa e di devozione, diffondendo nell’aria una sinfonia di colori e di suoni che danno forma di poesia e canto alle espressioni di un popolo che vogliono dire tradizione, valori e fede. S.Efisio sente il calore della sua gente e ne ascolta lo stato d’animo.
Le angosce e i travagli che la società sarda, ma non solo, sta vivendo, li avrà percepiti anche oggi leggendo i volti di chi vicino a lui non è riuscito a nascondere le pulsazioni del proprio cuore.
La serenità trasmessa dal Santo è già un miracolo e la Sardegna tutta ne ha tanto bisogno.