La Regione Sardegna sta mettendo in campo monitoraggi e l'analisi delle aree colpite che serviranno a distinguere e analizzare attraverso strumenti tecnologicamente avanzati come droni con sensori per immagini multispettrali in grado di definire esattamente la variazione della quantità di clorofilla presente negli alberi per capire se la perdita di parte delle foreste della Sardegna sia causata dal disseccamento o dal deperimento.

"Poi i ricercatori e i vari operatori, andranno in loco per verificare esattamente la corrispondenza tra le immagini e il fenomeno che eventualmente è presente, con il grado di sofferenza della pianta", ha spiegato l'assessora dell'Ambiente Rosanna Laconi al termine del tavolo tecnico convocato per affrontare il fenomeno. "Nel disseccamento sono interessate più specie, non solo sugherete e olivastri, i lecci, i ginepri, addirittura anche l'oleandro e la macchia mediterranea", spiega l'esponente della Giunta Todde.

Ma non tutto è perduto, perché in base allo stadio del deperimento e "alla giusta diagnosi si potranno definire le giuste strategie di intervento: a seconda dello stato di avanzamento della malattia può essere una condizione reversibile e di conseguenza bisogna intervenire o sull'ambiente o sull'ospite a cercare di alleggerire i sintomi della malattia, aumentando la resistenza della pianta", ha chiarito Salvatore Seddaiu, ricercatore dell'Agris Sardegna nel servizio sughericoltura e silvicoltura.