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Gentile onorevole Lara Comi
C’è una frenetica voglia di dire per forza qualcosa su tutto, ma ci sono casi in cui si farebbe meglio a tacere. Lei ha perso un’occasione per farlo.
Ho la sensazione che ci sia ancora qualcuno, da qualche parte, che pensa che noi dai nuraghi non siamo ancora usciti e mi creda, non è affatto così.
Siamo figli di un’isola e abbiamo dentro qualcosa di speciale che vive, ma sappiamo guardare anche oltre i confini del mare, sappiamo volare alto quando serve, conosciamo il senso delle cose e ci facciamo rispettare.
Siamo figli di un’isola e questo non ci esclude dal resto del mondo, perché sappiamo bene cosa significa far parte di un’insieme, comunicare, aprirsi e accogliere, anche se più che altrove è radicato in noi il sentimento di un’appartenenza che ci lega alla nostra terra.
Abbiamo tante difficoltà. Ci sono migliaia di persone che non hanno un lavoro, ci sono migliaia di famiglie che faticano a resistere.
La dignità è un valore che l’assenza di lavoro mortifica.
Non sentiamo il bisogno, gentile parlamentare europeo, che lei o altri vengano a farci la fotografia su come saremmo dovuti essere o su come non siamo. Non ha i titoli per farlo.
Avrebbe invece il dovere di occuparsi di noi, di chi non ha un lavoro, di chi fatica a resistere e nonostante tutto combatte.
La gente di Sardegna non è morta perché “c’è una diffusa ignoranza sulle norme di sicurezza”, come lei pubblicamente ha ritenuto opportuno sostenere, in maniera molto inopportuna.
L’alluvione quando arriva ti travolge, trascina via le vite e le cose, per una distorsione del destino che ti fa trovare in quell’istante dove non saresti dovuto essere.
La gente di Sardegna non è morta perché si è rifugiata in uno scantinato: chi non ha una finestra che si affaccia su Piazza di Spagna spesso abita dove può e dove le condizioni economiche glielo permettono.
Mi creda, il mio pensiero è indipendente perché sono una persona libera, ma tutti quelli che in queste ore opinano, a sproposito, nei caldi salotti televisivi mentre altri spalano nel fango i ricordi di una vita, ci disturbano un po’.
Senza rancore.
Giuliano Marongiu
Cagliari 22 Novembre 2013