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La depressione non è un male sempre esposto agli occhi di chi guarda. Accade che una comunità rimanga attonita dinnanzi la morte di un concittadino o un personaggio noto avvenuta a causa di un gesto estremo scaturito da una tristezza profonda mascherata. Il dolore, che emerge solo dopo la morte, è il rammarico per non aver capito o aver sempre avuto un’idea differente dalla realtà. Si rimane profondamente colpiti poiché, all’apparenza, tali persone non avrebbero avuto motivo per essere tristi: avevano un lavoro, la salute, una casa, un gruppo di amici e spesso una famiglia.
Parliamo di vicini di casa che sorridono quando li saluti, conoscenti che al bar possono condurre conversazioni piacevoli, oppure superstar mondiali impegnati tra riprese di film o produzioni musicali di successo. Sono persone che indossano una maschera per il mondo esterno, nonostante dentro si sentano senza speranza.
E delle maschere ne parlò, all’inizio del ‘900, lo scrittore Luigi Pirandello; le descrisse in Uno, nessuno, centomila. Per lo scrittore una è l’immagine che abbiamo di noi stessi; nessuna è l’idea degli altri che non coincide con quella di se stesso; centomila sono le forme delle maschere che ci vengono attribuite dagli altri.
Ci siamo interrogati sul come e perché certi individui, assaliti da forte tristezza, non pensino di parlare con le persone più care. Soprattutto, ci siamo chiesti se esiste un modo per capire la sofferenza di una persona cara nonostante i sorrisi, e riuscire così ad aiutarla.
Per affrontare questo tema ci siamo rivolti alla Dottoressa Claudia Demontis psicologa specializzata in disturbi d’ansia e dipendenze affettive, che esercita nei comuni di Cagliari e Quartu Sant’Elena.
Dottoressa perché alcune persone mentono sul loro stato di salute mentale?
“Spesso viene mascherato un disagio psicologico (anche a se stessi) per il timore di essere considerati deboli o vulnerabili, o per evitare i sensi di colpa per il fatto di soffrire o far soffrire e deludere le persone care che, talvolta, nutrono aspettative nei nostri confronti”
Perché capita di non accorgersi della depressione di un caro?
“Ci sono persone che, pur vivendo le sensazioni e le emozioni tipiche della depressione, riescono a sorridere e a rendere lavorativamente e socialmente. Riescono ad apparire felici all’esterno. In questi casi si usa l’espressione “smiling depression”: consiste in una forma di depressione atipica che consente, a chi ne è affetto, di portare avanti una vita normale, di apparire sempre soddisfatto e sereno davanti agli altri mentre internamente si vivono emozioni totalmente opposte.”
Quali sono i segnali inconsci che una persona depressa può inviare alle persone vicine e su cosa è bene stare attenti?
“A causa della particolarità delle sue caratteristiche, la smiling depression non risponde ai normali parametri della depressione classica, ma risulta più frequente tra i soggetti con tendenza al rimugino mentale sul passato e ipersensibili alle critiche o alle situazioni socialmente imbarazzanti.
Consiglio di notare come i propri cari reagiscono a situazioni particolarmente stressanti essendo persone molto sensibili al giudizio. È importante anche notare se la persona tende spesso a isolarsi.”
Cosa fare quando si percepisce una situazione di disagio? È opportuno o pericoloso essere schietti con la persona depressa?
“La prima cosa da fare quando si percepisce un disagio è quella di rivolgersi a un professionista(psicoterapeuta o psichiatra) che darà le giuste indicazioni per gestire il proprio caro.
Può essere di grande aiuto anche esplicitargli la propria disponibilità a passare un po' di tempo insieme. Le persone depresse tendono infatti a isolarsi e traggono molto giovamento dalla presenza non giudicante di una persona che vuole loro bene.
Per tale tematica consiglio la visione del film Non così vicino con Tom Hanks che interpreta lo scorbutico vedovo Otto Anderson; con questa visione avrete modo di osservare le varie sfaccettature della vita di una persona depressa; come essa può affrontarla e uscire così dalla malattia grazie agli abitanti inconsapevoli del suo quartiere.”