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Il Natale, festa con molteplici stratificazioni culturali e religioni, è uno dei giorni più temuti per un italiano su due. A rivelarlo è un’indagine di MioDottore, che si è occupata di indagare le sensazioni che la festività più frenetica del calendario genera nel cuore degli italiani e ha osservato come questa si sia modificata nel corso degli anni.
Non si è trattato solo di analizzare lo stress legato alla giornata del 25 dicembre, infatti, il Natale porta con sé tredici giorni di pausa dalla frenesia quotidiana, accoglie il Capodanno e conclude il giro di incontri familiari, pranzi e cenoni nella notte del 6 gennaio con l’epifania.
L’INDAGINE - Dall’indagine condotta, parrebbe che lo stress maggiore si accumuli a causa di scadenze imminenti e carichi di lavoro alle stelle (39%), una situazione familiare complessa (39%) e l’incontro obbligato con parenti ostili con cui dover condividere la tavola (36%). Anche il costo del pranzo incide affannosamente sulla poca felicità (49%): parrebbe che chi li apprezza lo fa solo perché non è lui il padrone di casa né il cuoco dell’occasione.
L’ESPERTA - Nonostante le incombenze a cui ci si sente obbligati, vi è una percentuale di persone che non si sente a proprio agio tra luminarie e regali di Natale. Proprio i regali, non solo non gradiscono farli, ma provano del disagio nel riceverli come se non avesse un preciso senso festeggiare e avere lo stesso umore di amici e parenti. Abbiamo quindi chiesto alla Dottoressa Claudia Demontis, psicologa specializzata in disturbi d’ansia, a cosa può essere attribuito questo disagio e dei consigli per affrontare le festività.
Dottoressa quanto è comune la tristezza legata al periodo natalizio e in quanti si sforzano di essere felici?
“Sono tante le persone che in questo periodo dell’anno si trovano a vivere momenti di vita non congrui con sentimenti di calore, condivisione e gioia. Chi soffre di Christmas Blues sperimenta una variazione del tono dell’umore legato al periodo natalizio; spesso questa variazione è legata al contrasto tra ciò che si prova e ciò che è socialmente accettato esprimere in questo periodo. Le convenzioni sociali impongono infatti valori come felicità, gratitudine e partecipazione che spesso contrastano con ciò che si sta vivendo realmente nella propria vita.”
Quali sono i fattori scatenanti di tale malessere?
“Ci sono molte ragioni per cui a una persona potrebbe non piacere il Natale. Queste possono variare da persona a persona: opinioni politiche anti-consumiste, solitudine, preoccupazioni finanziarie, difficoltà familiari o esperienze traumatiche avvenute nell’infanzia.”
Quali sono le cause più comuni?
“Alcuni individui potrebbero essere affetti dalla sindrome del Grinch, considerata recentemente da alcuni psicologici come un disturbo psichico, legata ad alcuni disturbi di personalità, quali, ad esempio, il disturbo antisociale o la depressione. A volte, però, le persone depresse non sono solo tristi ma possono diventare molto irritabili e scontrose ritirandosi socialmente.”
La tristezza legata al Natale e più legato al sentimento della nostalgia, e quindi al ricordo del passato, oppure al futuro?
“Più che il passato è il futuro che viene vissuto con stress! Infatti, il Natale coincide con la fine dell’anno, momento in cui si tende a tirare le somme e a formulare nuovi obiettivi. Questo implica anche la possibilità di delusione rispetto a ciò che si è fatto o non fatto, e difficoltà nel proiettarsi nel futuro creando disagio e sofferenza. Inoltre, i momenti di condivisione possono essere fonte di confronti e aspettative che pesano ulteriormente su questo aspetto.”
Per quanto riguarda la sfera della vita sociale? Come si possono affrontare le festività serenamente immersi in un clima di gioia che non si appartiene?
“Quando non abbiamo sentimenti positivi dentro di noi, stare con persone felici ed eccitate sentendosi socievoli è davvero difficile e doloroso. Ci si sente fuori posto, sbagliati, come se il proprio stato d’animo fosse illecito, come se in questi giorni il diritto di essere tristi e nostalgici fosse sospeso. E questo fomenta il malessere interno.
Invece di focalizzarsi su quanto siano fastidiosi questi giorni si può dare un valore aggiunto facendo qualcosa di socialmente utile; piuttosto che partecipare a pranzi e cene, un’ottima alternativa è quella di dedicare il tempo ad aiutare chi ha più bisogno, ad esempio nella mensa dei poveri, per strada o negli ospedali. Il Natale non è solo luci e regali ma possiamo impreziosire il suo significando facendo del bene sia verso noi stessi che verso gli altri.”
Per sé stessi è meglio fingere di essere a proprio agio o è consigliato esternare il proprio risentimento nonostante si possano deludere aspettative altrui?
“Fingere per assecondare il volere altrui non è sicuramente salutare anzi sarebbe opportuno rifiutare senza sentirsi in colpa, in alcuni casi è necessario un bel “no” liberatorio! Non si deve aver paura di non partecipare agli eventi a cui si è partecipato fino all’anno scorso.”
È bene spiegare a un figlio piccolo il proprio malessere in queste circostanze?
“Un bambino sarebbe in ogni caso in grado di cogliere il malessere del genitore nonostante questo voglia mascherare il proprio stato d’animo. Però dai bambini si può imparare come far giocare il bambino interiore che è in noi senza punirlo soprattutto in questo periodo dell’anno!”