Ci risiamo, l'Italia come spesso succede, si spacca in due. E non parliamo del clima di questi giorni, ma del diverso pensiero dominante che attaglia le diverse fazioni anche quando questo dovrebbe unirle. Le stragi del mare di cui oggi tanto si discute non hanno unito gli italiani nel dolore per le vittime nel risentimento, nel pianto o nella preghiera per loro.

Hanno piuttosto dato vita al solito can can della lotta politica con barricate da una parte e proteste dall'altra. Questa volta l'arena è stata quella dalla legge Bossi Fini, principale incriminata delle stragi che hanno insanguinato i nostri mari. Quell'odiata legge che Berlusconi e compagnia cantante hanno propinato all'Italia, porta dell'Europa, e soggetta più di altri agli arrivi dei disperati in cerca di una vita migliore. Nessuno, ai diversi livelli, si è sottratto alla demagogia: ne chi la legge la difende sostenendo che nel resto d'Europa esiste lo stesso tal tipo di reato se pur in diverse branche del diritto, ne chi a testa bassa va all'attacco sostenendo che essa provocherebbe le stragi a cui abbiamo assistito.

Non si è sottratto alla competizione politica neppure il vescovo di Agrigento, il quale nella sua omelia ha sostenuto la necessità di modificare la legge. Monsignor Montenegro ha voluto forse rispolverare la bolla Unam Sanctam Ecclesia  di Bonifacio VIII (con la quale si sanciva la prevalenza del potere spirituale su quello temporale), dimenticando però che l'art. 3 della legge sulla cittadinanza della Città del vaticano prevede in certi casi addirittura la limitazione della libertà personale per chi si introduce abusivamente oltre i cancelli della Santa Sede. Pini della Lega dal suo canto, approfitta della questione per sbarazzarsi dell'odiato ministro Kyenge, chiedendone le dimissioni perché a suo dire instillerebbe nei migranti la voglia di venire in Italia. Anche lui probabilmente non si è mai accorto che il ministro "incriminato" probabilmente parla meglio l'Italiano di diversi suoi compagni di partito. Anche i grandi giornali non si sono sottratti alla lotta: Repubblica ha promosso una raccolta di firme per l'abolizione dell'odiata legge, l'Unità titola passi avanti della commissione in senato nella strada dell'abrogazione, mentre dall'altra parte del muro il Giornale dice che in Spagna i migranti vengono sparati a vista e che di sussidi neppure a parlarne.

Già i sussidi!! Saranno una bufala come qualcuno sostiene? In realtà a Lucca nel marzo di quest'anno sono dovuti intervenire i carabinieri per sedare una protesta di 8 immigrati che ricevevano da due anni un mensile di 750 euro e che a loro dire ne era stata interrotta l'erogazione. Protestavano inoltre perché anche la casa in cui avevano vissuto in questi anni, concessa dal comune, gli era stata tolta. Altre voci di addetti alla sorveglianza nei centri di accoglienza riferiscono di contributi quotidiani ai migranti da parte dello stato che mensilmente raggiungerebbero cifre che molti italiani, in questo momento di crisi, sognano di percepire. Sarà vero? Mah chissà! Sono misteri che non ci è dato sapere.

Nel frattempo sospinto dalla curiosità mi sono preso la briga di visionare la legge per cui si tiene battaglia, per capire se veramente possa essere la causa di tutto. La legge n. 189 del 2002, nota come la Bossi Fini dai ministri  firmatari dell'epoca, consta di 38 articoli che, a meno di colossali sviste, non mi pare riportino divieti di soccorso per naviganti in difficoltà. Anzi, come sottolineato dal presidente della camera qualche giorno fà, l'unico reato che si rischia è al contrario l'omissione di soccorso.

Reato quest'ultimo previsto dal codice della navigazione all'art 1113, dove si prevede inoltre un aggravante nel caso in cui la nave trasporti persone, con pene che possono arrivare a 12 anni di reclusione. Ma allora? Se il principale imputato, salvo interpretazioni teleologiche di qualche giurista accanito, non è il colpevole che si fà? Emma Bonino dice che miracoli non se ne possono fare, ma anche lei concorda nel voler modificare la legge. Boh!! "Dura lex sed lex" recita il brocardo latino, legge dura ma legge che spesso non è sinonimo di equità ma è necessaria per i