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Non sappiamo oggi quali siano i pensieri di due carabinieri e di un automobilista dopo lo scampato pericolo di ieri, quando verso le 14.30 hanno visto crollare a due passi da loro il viadotto sulla tangenziale di Fossano, in provincia di Cuneo.
I tre erano proprio lì, sotto il ponte, dove i militari avevano istituito un posto di blocco. È bastato uno scricchiolio dal rumore sinistro per farli balzare fuori dalla traiettoria della rampa che sarebbe caduta dopo una manciata di secondi, consentendo loro di sfuggire alla trappola della morte. Lì sotto è rimasta l’auto di servizio, praticamente distrutta sotto il peso di tonnellate di cemento.
È probabile che oggi i tre predestinati alla vita stiano accendendo ceri o brindando alla vittoria sulla morte. Resta che ai loro pensieri corrisponde una reazione generale di vicinanza ai sopravvissuti da una parte, mentre dall’altra ci sono sconcerto, stupore, sbigottimento e paura. Sì anche paura, quella che avremo tutte le volte che ci troveremo dinanzi a un cavalcavia.
Poi c’è rabbia, tanta rabbia. Per i ponti che crollano (ultimo quello del nove marzo scorso sulla A14 con due vittime), per un’Italia fatalista anziché preoccupata in ordine alla prevenzione dei pericoli e dei danni. Oppure troppo distratta, e per tante ragioni.
L’idea è che tutto sia diventato fuori controllo, con una classe politica nazionale che anch’essa sta cadendo a pezzi, perennemente avvitata su se stessa e incapace di darsi un volto credibile davanti a un popolo che disperatamente cerca certezze e, ben sapendo che non ci sono vie d’uscita, rinnova la fiducia a chi l’ha sempre avuta o cambia direzione in cerca di miracolose quanto rischiose alternative.
Che, peraltro, non arriveranno, o, comunque, è molto improbabile. Un segnale inequivocabile, sotto quest’ aspetto, ci giunge da quella che è la condotta prevalente dei nostri uomini politici, votati alla dissacrazione piuttosto che alla costruzione di concetti e di programmi. Nonché alla litigiosità violenta e volgare celebrata sull’altare dei personalismi e spesso precostituita per scaldare gli animi, e orientare in modo subdolo i voti, di un popolo che dovrà migliorare se stesso e che dovrà essere più sensibile e accorto rispetto a quegli scricchiolii dei ponti della politica che comportano rischi e danni in tutto il Paese, tutti i giorni.
Servirà a qualcosa il crollo del ponte di Fossano? Non scuoterà nessuno, si dirà che si è trattato di un fatto imprevedibile, come sempre in questi casi. Per fortuna, stavolta c’è stata una fatalità al contrario: tre persone sono scampate alla morte. Eppure la lezione resta e dovrebbe servire.