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Eccoci di nuovo a temere per la sorte dei due marò italiani sostanzialmente e illegittimamente reclusi in India.
Il quotidiano The Hindustan Times riferisce, infatti, della volontà dell’organo investigativo indiano (Nia) che si occupa della vicenda di Salvatore Girone e Massimiliano La Torre, di chiedere al giudice l’applicazione di una legge del 2002 che contempla anche il caso della pena di morte.
Per ora i due governi smentiscono la notizia e confermano che i due sottufficiali della Marina non rischiano la pena capitale.
Resta però che l’apprensione per la sorte dei nostri militari ha ripreso a salire. Preoccupa, per il loro futuro, anche quello che potrebbe essere il nuovo scenario politico in India a partire dal 2014, anno di elezioni politiche in quel Paese.
E se un nuovo governo indiano non seguisse gli accordi presi con l’Italia da quello precedente?
Non dimentichiamo che in passato ci fu una precisazione della Corte suprema indiana riguardo all’assoluta indipendenza della magistratura rispetto al potere politico. Puntualizzazione che invece non fece l’organo giudiziario italiano al momento del ritorno in Italia, per licenza, dei due marò. Che cosa avrebbe potuto fare, in tale circostanza, la politica se il magistrato competente avesse avocato a sé la decisione di adottare misure restrittive nei loro confronti in quanto presenti in Italia? Soggezione della magistratura italiana?
A poco, ormai, servirebbe saperlo, però è un dubbio che probabilmente merita risposta. Tanto più che dalla ultime dichiarazioni del sottosegretario agli Esteri, Staffan de Mistura, emerge che il governo italiano non ha ceduto alla richiesta indiana di interrogare in India i quattro marò colleghi di La Torre e Girone perché, “messo piede” in quel Paese, sarebbero stati sottoposti alla legislazione del posto. Anche i due sottufficiali ora in attesa di processo sono stati in Italia per ben due volte dopo i fatti loro contestati, ma gli accordi politici per il loro rientro hanno avuto la meglio su qualsiasi altro tipo di soluzione.
Di promesse politiche si può morire? Nel caso dei marò non ci sfiora neanche il pensiero: sarebbe una catastrofe. Intanto, però, a parte il lavoro del governo italiano, l’opinione pubblica non deve abbassare la guardia sulla vicenda. Anzi, dopo le voci che arrivano dall’India attraverso la stampa, si stanno intensificando le iniziative di solidarietà nei confronti dei due militari. Si sa d’iniziative parlamentari in merito, ma anche di privati cittadini che manifestano attenzione e partecipazione per una vicenda dagli sviluppi ancora poco rassicuranti.
Nella foto, l'Ammiraglio Vittorio Guillot durante una conferenza sui Marò ad Alghero.