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Italy's forward Mario Balotelli (C) is congratulated by Italy's midfielder Marco Verratti (L) after scoring during a Group D football match between England and Italy at the Amazonia Arena in Manaus during the 2014 FIFA World Cup on June 14, 2014. AFP PHOTO / BEN STANSALL (Photo credit should read BEN STANSALL/AFP/Getty Images)
Ce l'abbiamo fatta. Sì. Ce l'abbiamo fatta. Non era poi così difficile, no? C'era solo da aspettare.
Avevamo tanta paura. Tutti. Ci avevano riempito la testa di sciocchezze e pensavamo di non essere ancora all'altezza. Di non essere pronti. Di essere sfortunati. Di essere forse troppo giovani, o forse troppo vecchi. Invece, alla fine, ce l'abbiamo fatta.
Quasi 9mila km di cielo dividono l'Italia dall'Arena Amazonia di Manaus, nel cuore di quella regione del globo terrestre ritenuta il polmone del mondo con le sue sterminate foreste pluviali che abbracciano suadenti una fetta importante dell'America del Sud.
Da quelle parti l'aria è pesante di umidità e zanzare ma il cuore, talvolta, può diventare leggero e volare lontano, oltre l'oceano, tornare a casa e fare festa per un po'. E' successo stanotte, quando Kuipers ha fischiato la fine, i cuori azzurri di tutto il mondo sono tornati qui un istante, sulle rive del Mediterraneo, per abbracciarsi e farsi coraggio che solo questo ci serve: coraggio.
La classe c'è già, c'è sempre stata. Balotelli è una furia, Marchisio è regale, Darmian e Verratti sono una pennellata di freschezza e Pirlo... Pirlo godiamocelo finché possiamo.
I superbi inglesi, ancora, cedono il passo ai gladiatori italiani. La perfida Albione è sconfitta.
Buona la prima, allora, e il resto si vedrà. Per adesso un importante patrimonio di 3 punti ci divide dagli avversari più temibili del girone di ferro. Prossima fermata: Recife. Da lì, faccia a faccia con l'Atlantico, l'Italia è un po' più vicina ma per ora non importa. Non abbiamo fretta di tornare a casa.