“Fabio Aru ha uno scatto alla Pantani, ma si somiglia molto anche al lussemburghese Charly Gaul, classe 1932, vincitore di due Giri d’Italia e di un Tour de France”. Così dice Mariu Secci, di Triei, ciclista in gioventù e ora a 70 anni ancora principe delle maratone nella sua categoria (campione del mondo nel 2013).

Vive a Biella e segue da vicino, da esperto e appassionato, il giovane conterraneo di Villacidro, astro nascente di un nuovo ciclismo, che oggi ha chiuso da vincitore la Vuelta spagnola dopo aver messo in riga campioni come Froome, primo quest’anno al Tour de France, Quintana, vincitore del Giro d’italia, e poi  Rodriguez, Valverde e Dumoulin.

“Quella di Fabio, è una grande vittoria anche per la Sardegna. E’ un ragazzo che ha un grande avvenire - continua Mariu - ha già fatto vedere tutte le di caratteristiche che faranno di lui un grande campione. È l’uomo del futuro nelle corse a tappe”. 

Per la Sardegna, in particolare, la vittoria di Fabio Aru in Spagna è motivo di grande orgoglio e c’è già chi accosta, con giustificata e comprensibile enfasi, la sua figura a quella di grandi condottieri, anche fuori dallo sport, rimasti scolpiti nell’immaginario collettivo dei sardi: uno su tutti, il leggendario Gigi Riva.