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Era più o meno un anno fa, era il 6 giugno del 2022, quando l’ex Direttore Sportivo del Cagliari Stefano Capozucca, si presentava in conferenza stampa (insieme all’altro ex, il Direttore Generale Passetti) appena qualche giorno dopo la disfatta di Venezia. Era un Cagliari depresso, svuotato a livello mentale, che sarebbe dovuto ripartire letteralmente dalle ceneri. In quella conferenza stampa, confusa e confusionaria, dove probabilmente, a detta dei tifosi, ci sarebbe dovuto essere il presidente Tommaso Giulini, venne fuori un quadro devastante della situazione del club rossoblù; in Serie B si sarebbe partiti a fari spenti e poi si vedrà, senza troppe convinzioni.
Qualche settimana dopo viene scelto Fabio Liverani come guida della squadra, una scelta poi rivelatasi infelice già dopo poche giornate. Le prime tre partite di campionato fanno già capire quale sarà l’andamento della squadra in campionato, altalenante: contro Como fuori casa alla prima, contro il Cittadella in casa alla seconda e contro la Spal in trasferta arrivano rispettivamente un pareggio, una vittoria e una sconfitta. Contro il Modena e il Benevento, nei successivi due match, arrivano due vittorie, sofferte e poco spettacolari, ma questo basta per chiudere in maniera abbastanza positiva questo mini-ciclo di partite.
La doppia sfida in casa contro il Bari e il Venezia alla sesta e alla settima giornata, fa cominciare a dubitare sul lavoro che stava portando avanti l’ormai ex tecnico rossoblù; contro i pugliesi arriva una sconfitta per 1-0 con gol di Cheddira, gara totalmente dominata dalla squadra sarda e vinta dai galletti nell’unico tiro in porta effettuato (al 90’ un palo di Pavoletti che poi si rifarà qualche mese dopo...). Contro il Venezia, invece, la sconfitta è sonora e meritata (secco 4-1 e il castello rossoblù che comincia a vacillare). All’ottava giornata il Cagliari è di scena a Marassi contro il Genoa, squadre che, insieme a Lapadula e compagni, era accreditata per un immediato ritorno in Serie A. A Genova si va per non perdere e difatti viene fuori uno scialbo 0-0. Il 15 ottobre, alla nona, arriva la vittoria casalinga contro il Brescia targata Luvumbo e Deiola, successo che rimarrà poi l’unico nei successivi due mesi; sì, perché è proprio in questo periodo che Liverani perde definitivamente la sua credibilità producendo cinque pareggi consecutivi contro Reggina, Pisa, Sudtirol, Frosinone e Parma, seguiti dalla sconfitta di Terni contro la Ternana per 3-2. Il giocattolo rossoblù si rompe, la squadra si allontana irrimediabilmente dalla vetta (il Frosinone vola) ed è più vicina alla zona playout che a quella playoff. La vittoria per 2-1 di metà dicembre, contro il Perugia, peraltro poco convincente, non salva la panchina di Liverani che poi cade anche a Palermo determinando l’esonero che arriva sotto Natale.
Ecco la svolta. Tra i nomi fatti per sostituire l’allenatore romano, c’è un altro ‘core de Roma’, mister Claudio Ranieri, che tornerebbe così in rossoblù a distanza di oltre 30 anni. Il Presidente Giulini lo mette in cima alla lista, lo corteggia un po’ e riesce a vincere le remore del tecnico ex Leicester che, ha rivelato poi, non voleva sporcare il bel ricordo che aveva di Cagliari e del Cagliari. La sfida è di quelle ardue, difficili, quasi impossibili, ma Ranieri è l’uomo delle vittorie impossibili.
In casa col Cosenza all’ultima di andata si siede Fabio Pisacane, in attesa del nuovo allenatore e contro i calabresi arrivano i tre punti grazie alle reti di Lapadula e Lella. Ranieri esordisce in un emozionante Unipol Domus contro il Como a metà gennaio, vincendo per 2-0, mostrando che però la strada è ancora molto in salita. L’inizio dell’era Ranieri è abbastanza incoraggiante perché poi in successione arriva il pari di Cittadella e la vittoria in casa contro la Spal. Successivamente, ecco il primo stop: a Modena, un match totalmente falsato per l’ingiusta espulsione di Rog, i rossoblù vengono sconfitti 2-1. Rimarranno questa e quella di Parma nelle ultime giornate (anche quella viziata da un errore arbitrale) le uniche due sconfitte del Cagliari con il mister ‘testaccino’ in panchina.
I ragazzi si riprendono subito e battono il Benevento in casa, non senza patimenti, per poi incappare nuovamente in una serie di quattro pareggi consecutivi (Bari, con il gol di Antenucci su rigore a pareggiare al 96’, Venezia, Genoa e Brescia), stavolta però seguiti da due vittorie roboanti per 4-0 contro l’Ascoli in casa e la Reggina in trasferta. Quando si cominciava a fantasticare una rimonta fino almeno al terzo posto (i primi due erano praticamente già andati) ecco di nuovo la ‘pareggite’ (contro Sudtirol, Pisa e Frosinone) che frena la rincorsa, ulteriormente stoppata dalla sconfitta di Parma. Mancano così 4 partite alla fine del campionato.
Contro Ternana, Perugia, Palermo e Cosenza arrivano quattro vittorie che regalano ai rossoblù la quinta piazza, quella che porta ai playoff, passando però dai preliminari. Ed è qui che inizia la mistica rossoblù che poi ha portato la squadra in Serie A.
Nel turno preliminare, dove il Cagliari ha il favore del campo e del risultato (in caso di pareggio passa la squadra miglior classificata), contro il Venezia è subito vittoria: 2-1 con la doppietta del capocannoniere Lapadula. Ora è il turno del Parma e ora sono i gialloblù ad avere il favore del pronostico, con il doppio risultato favorevole a disposizione e la possibilità di giocare la gara di ritorno in casa. Alla mezz’ora della partita di andata all’Unipol Domus la squadra di Pecchia è già sul 2-0: serve un miracolo. E miracolo sarà. L’ingresso di Luvumbo nel secondo tempo scompiglia le carte e il Cagliari rimonta 3-2 grazie ai gol dell’angolano (doppietta) e del solito Lapadula. A Parma il Cagliari gioca una partita solida, crea tante occasioni, rischia di subire un gol incredibile (quel tiro sulla linea di Camara è ancora un incubo), ma porta a casa il risultato che la qualifica in finale dove l’aspetta il Bari. Il resto è storia di questi giorni, 1-1 in casa con ancora una volta un gol su rigore di Antenucci in pieno recupero a spegnere l’entusiasmo e il gol di Pavoletti di ieri a chiudere un cerchio durato un anno.