Cari campioni, comunque vada sarà romantico.

Sarà romantico tornare a casa in trionfo, sennò lo sarà essere arrivati fin quaggiù.

“Vincere, nello sport, è la cosa più bella ma non la più importante”. Dal Vangelo secondo il Poz. Eppure, nell’umidità del Taliercio, sarà come nuotare nei sogni di un’Isola che non vince spesso, ma quando può farlo si aggrappa con ogni energia alla speranza di andare avanti, di raggiungere un traguardo raro, di ottenere un successo difficile da prevedere.

La Dinamo è la squadra di Sassari, nessuno gliela tocchi! Ma c’è un’Isola intera che si è fatta figlia di quel progetto e madre di quelle emozioni negli ultimi anni e ancor più nelle ultime settimane. Perdonateci, tifosi storici. Perdonateci, dinamisti di sempre, se ci siamo fatti spazio pian piano anche noi e ci siamo appassionati a una vicenda sportiva che era di pochi fino a non tanto tempo fa e ci ha fatto battere il cuore all’improvviso. E’ una questione di popolo adesso.

Non vogliamo essere di troppo, vogliamo essere un di più. E’ nella condivisione di una gioia che cresce il valore della gioia stessa. Io, sono sincero, ho tardato a capire cosa fosse un pick and roll. Non ho ben chiare le regole temporali, o quando scatti il fallo tecnico o quello antisportivo. Non sono il solo fra i tanti in piazza, al palazzetto o davanti ai maxi schermi in queste settimane.

Ma mi piace raccontare le sfide, le fatiche degli uomini che vanno oltre i loro limiti. E noi tutti amiamo la grinta di Marco Spissu, il “piccolino” di casa diventato leone che oggi ruggisce nel cuore dell’arena mandando il PalaSerra in visibilio. Amiamo la potenza delle incursioni di Achille Polonara, la nobiltà sportiva di Stefano Gentile, il “figlio di Nando” che ha trovato la caparbietà di affermare sé stesso. Jack Devecchi (che capitano!) e il suo carisma discreto che emerge nei momenti difficili. E poi quel nostro personale sogno americano rappresentato dalla chioma di Rashawn Thomas da Oklahoma City, gigante d’ebano capace di volare a canestro coi suoi oltre cento chili e una leggerezza che annulla le leggi della fisica. E ancora Carter, innesto prezioso, James Smith il re delle triple, Pierre e le sue danze nel pitturato, il gigante Cooley e Tyrus McGee. Dio, come schiaccia MgGee!

Gianmarco Pozzecco è l’uomo solo al comando. Quella camicia strappata, la furia agonistica che infiammava i suoi occhi dopo la vittoria in FIBA Europe Cup. Che il coach biancoblu fosse un personaggio sui generis lo raccontavano già le cronache che ne avevano narrato le gesta in campo. Adesso, sé mai fosse necessario, lo sappiamo ancora di più. Così italianamente viscerale, clamorosamente incontenibile, splendidamente umano. Se oggi sogniamo di fare festa insieme tanto si deve a lui, alle sue parole capaci di esaltare il pubblico e lo spogliatoio, alla sua gestualità e alla sua mimica facciale così intensa. Tutto ciò che sa di Poz sa di avventura.

Tanti altri i protagonisti, ognuno a modo proprio determinante. Bamforth, fermo ai box, Magro e Diop. E Stefano Sardara, non l’ho mica dimenticato. Se segnare la storia della pallacanestro italiana una volta poteva essere un “caso”, ripetersi dimostra quanta fine programmazione, acume tecnico, intelligenza strategica vi sia dietro le scelte imprenditoriali della società sassarese che sta regalando alla Sardegna una seconda grande, enorme possibilità.

E allora, comunque vada, sarà romantico. Nelle acque della laguna la nostra Sassari sfiderà Venezia la serenissima. In ogni caso qui sarà festa perché così sono le storie d’amore. Ci si incoraggia e ci si perdona. E se si cade è bello aspettarsi, e ripartire da capo. Ma ora è bello crederci. Fateci urlare, divertire, saltare, portateci in alto e fateci innamorare ancora. Manca poco alle 20:45, in piazzale Segni c’è già fermento e l’afa di questo sabato di giugno sta lasciando spazio a una brezza leggera. Ci stiamo preparando. Siamo in tantissimi. E siamo tutti con voi.