Erano anni, meglio, decenni che la Sardegna non assaporava la gioia di essere protagonista dello sport che conta.

La bocca buona, i sardi, l'avevano fatta col grande Cagliari di Gigi Riva che nella stagione 1969-1970 scrisse una delle pagine più belle della storia della Serie A andando a vincere uno scudetto magico che rappresentò per l'isola una vera e propria riscossa sociale.

I ragazzi di Manlio Scopigno furono icone di un'epoca felice e oggi, chi ha vissuto da tifoso quegli anni, ricorda i nomi di Albertosi, Domenghini, Nené e Riva come fossero quelli di eroi antichi e leggendari.

Una stagione sportiva rosea per la Sardegna che solo di recente, grazie alle imprese della Dinamo Sassari, ha riscoperto il piacere di importanti vittorie. La Coppa Italia conquistata da Travis Diener & Co. ha risvegliato nei sardi un senso di orgoglio sopito per troppo tempo e proprio in questi giorni, la squadra di Meo Sacchetti, sta affrontando i difficili playoff di campionato per regalare ai propri tifosi una gioia più grande: quella del primo scudetto.

In queste settimane, ancora, tutti noi ci siamo inconsapevolemente fatti trascinare dai risultati di Fabio Aru, il nuovo personaggio che con le sue pedalate potenti e la sua faccia da bravo ragazzo ci ha resi partecipi di uno sport incantevole, il ciclismo, troppo spesso macchiato e screditato da chi questo sport non ha saputo interpretarlo nel senso giusto. 

Fabio Aru, oggi, è il nuovo Gigi Riva di una regione che ama il calcio ma non solo. Nelle ultime tappe di questo Giro d'Italia abbiamo corso tutti insieme al 23enne di Villacidro e oggi, con lui, abbiamo ripreso fiato in cima allo Zoncolan, sfiniti, sorridenti e orgogliosi per quanto accaduto.