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Il mondo del ciclismo trattiene il respiro. E' il giorno della verità.
Un appuntamento imperdibile per chi ama lo sport, una vicenda a sè stante rispetto a quanto fino ad oggi accaduto sulle strade del Giro.
Il 'Kaiser', il 'Mostro', sono tanti i soprannomi che il Monte Zoncolan ha ispirato in questi anni ai tifosi e, figurarsi, ai corridori che su quelle rampe vertiginose hanno sentito le gambe scoppiare e il sangue bollire nello sforzo immane che richiede l'impresa di arrampicarsi oltre le nuvole.
Nella penultima tappa del Giro d'Italia, la carovana rosa impatterà contro la salita più dura d'Europa e lì si scriverà l'ennesima pagina storica di questa disciplina che, nonostante tutto, continua a regalare emozioni.
Siamo in Friuli, provincia di Udine, nel cuore di quel pezzo di terra che Tito Livio chiamava Carnorum Regio e gli atlanti, oggi, denominano Carnia. L'ascesa allo Zoncolan dal versante di Ovaro è qualcosa di spaventoso. Una pendenza media del 12% con picchi del 22%, 1200 m di dislivello in una cornice naturale tra le più belle e suggestive del ciclismo definita da uno striscione posto all'uscita di Ovaro "La porta per l'Inferno".
La situazione di classifica è chiara: Nairo Quintana dovrà dare tutto ciò che gli rimane dopo tre settimane di gara per difendere la maglia rosa e, se così sarà, Rigo Uran e Fabio Aru si contenderanno il secondo gradino del podio. In tutti i casi sarà una lotta all'ultimo sangue in cui l'Italia seguirà con passione le gesta del suo nuovo idolo sportivo.
Il villacidrese, come sempre in questa edizione del Giro, è piuttosto tranquillo. "Non conosco lo Zoncolan" ha ammesso "ma quando si sale su quelle pendenze ci vuole anche un po' di incoscienza. Oggi saremo uno contro uno, le scie non contano più nulla e io proverò a fare qualcosa, questo è sicuro."
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