Cosa c’è alla base di un successo imponente come quello dei Mondiali di Ciclismo fiorentini, giunti al termine ieri pomeriggio dopo una settimana abbondante di emozioni forti e irripetibili? Certamente conta l’appeal delle due ruote –eternamente date per spacciate, puntualmente capaci di coinvolgere carovane di fans da tutte le latitudini. Ma un evento funziona veramente solo se un esercito di volontari marcia compatto. Nel caso dei Mondiali, circa 2000 persone ci hanno messo anima e corpo -rubando spazio al lavoro e agli affetti- affinché lo spettacolo filasse liscio sino alla fine. Giancarlo Del Balio, del Comitato organizzatore, è più che entusiasta:  «Chiudiamo con un bilancio molto positivo. I giornali ne stanno parlando molto bene, e del resto era sufficiente starci dietro tutte e otto le giornate per cogliere la gioia palpabile di chi ne ha preso parte». Duemila, dunque, le unità che hanno dato il proprio contributo alla riuscita dell’evento, a titolo gratuito. «Alcuni hanno coperto la manifestazione dall’inizio alla fine –ad esempio nella sala stampa, nel quartier generale UCI- altri hanno dedicato solo un giorno, seguendo solo un passaggio della corsa. Una media di settecento persone al giorno. In più, oltre a questi volontari ‘per caso’, le persone che il volontariato lo fanno di mestiere: curatori della parte assistenziale e sanitaria, che facevano capo al 118, e quelli della Protezione Civile. Il clou di presenze, ovviamente, lo abbiamo avuto la giornata finale ».

Ma che tipo di persone ha deciso  di prestare servizio? « Gente di tutti i tipi: giovani, anziani, molte donne;  categorie sociali e anagrafiche variegate, dai ragazzi delle scuole ai centri anziani. Il tutto a titolo gratuito: abbiamo fornito solo capi di abbigliamento (cappellini, k-way) e sacchetti con panini, affettati etc. Si sono fatti carico delle spese.  In molti casi, venivano da lontano: da tutta la Toscana, ma anche dal Piemonte, dal Veneto. Perfino alcuni stranieri si sono prestati generosamente».

Sembra, insomma, che tutto sia andato per il meglio, i volontari hanno dato il meglio di sé: «Hanno garantito massima efficienza, c’era l’entusiasmo di persone che hanno scelto di spendere il proprio tempo in qualcosa che gli piace. Personalmente è un’esperienza che mi ha arricchito molto: vedere il ragazzo di diciotto anni che dialoga amabilmente con l’anziano di ottanta è una bella cosa».

Certamente alcuni di loro non erano nuovi alle esperienze di volontariato. «Molti dei collaboratori avevano già preso parte a Firenze Marathon nelle scorse edizioni. Alcuni si sono  iscritti singolarmente, altri attraverso associazioni sportive, culturali, sociali. Poi i ragazzi del Marco Polo, Istituto Tecnico per il Turismo: gli abbiamo offerto l’opportunità di una sorta di stage sul campo (in parte per i servizi interni, in parte nei percorsi). Anche da parte loro, la risposta è stata più che positiva: si sono divertiti moltissimo, più volte ci hanno ringraziato per l’esperienza vissuta».

La soddisfazione nel verificare che l’evento si è svolto al meglio è tanta, però è innegabile che sia stata una bella faticaccia. «Affaticati ma contenti. È stato un po’ come costruire un esercito piano piano, giorno dopo giorno. Abbiamo anche organizzato delle riunioni formative, per capire bene il tipo di compiti che spettavano a ciascuno».

Eppure, i primi giorni, hanno sentito il bisogno di farsi pubblicità, perché il numero dei volontari non era ancora consistente. «Non è che fossero in pochi ad aver raccolto l’appello, è che dovevamo essere certi di avere un numero molto rilevante di adesioni. Dovevamo anche mettere in conto i possibili forfait dell’ultim’ora, per i più svariati motivi. In tanti hanno aspettato all’ultimo per iscriversi, questo ci metteva un po’ in ansia. Poi per fortuna erano in tanti, tantissimi».

Il portoghese Rui Costa (curiosa l’omonimia con l’ex bomber della Fiorentina) ha conquistato il titolo di Campione di questa edizione 2013. Cia