Dopo otto anni Joao Pedro saluta il Cagliari. Il capitano rossoblù si trasferisce a titolo definitivo al Fenerbaçhe, in Turchia. Dopo settimane di silenzio e polemiche, a seguito della debacle di Venezia, l'ormai ex 10 è uscito allo scoperto con una lunga lettera dedicata al Cagliari e ai suoi tifosi. Una profonda riflessione nella quale motiva la sua scelta di non rilasciare dichiarazioni, che ha spaccato la tifoseria in due, fra chi non gli ha perdonato questo "smacco" e chi invece ha rispettato la decisione del giocatore.

"Cagliari - inizia -, è arrivato il momento di salutarci. Questa lettera è per te. Allora, avrei potuto scriverti un libro con parole perfette o dire un semplice GRAZIE, ma non basterebbe in questo momento. Perché è difficile trovare le parole per dirti quanto sei stata importante per me. È passato quasi un decennio, tanti e tanti ricordi e momenti indimenticabili. Abbiamo gioito e pianto insieme. Abbiamo fatto la guerra, sempre insieme. Niente e nessuno mi ha mai diviso da te. Critiche, momenti negativi e mancanza di fiducia mi hanno dato solo più carica per fare storia con te".

"Il mio nome sarà sempre lì... che onore! È Impossibile dopo così tanto tempo non creare un sentimento forte e puro con la terra che mi ha accolto nel miglior modo possibile - prosegue l'ex capitano -, con la maglia che è diventata la mia seconda pelle. Solo io e te sappiamo quello che proviamo l'uno per l'altro. Solo noi due sappiamo il nostro legame unico. Ed è questo che conta per me. Mi hai aperto le porte del mondo e ironicamente vado via passando da quella stessa porta. Oggi provo un sentimento agrodolce, da una parte triste perché ti lascio, dall'altra felice perché faccio parte della tua storia. Sono arrivato ragazzo e vado via Uomo e padre. Ho visto i miei figli nascere e crescere qui. André, tifoso vero del Cagliari sentirà la tua mancanza". 

"Scusa per i momenti in cui non sono stato in grado di trascinarti in alto. Ma fidati - assicura Joao Pedro -, ho dato tutto. Scusa per il mio silenzio dopo quella maledetta serata a Venezia, ma sono umano anch'io e ho sofferto quanto te e quanto voi dopo quel fallimento. Mi dispiace che in tanti non abbiano capito che il mio silenzio, è stato necessario più che scelto. Mi dispiace che le critiche a volte facciano scordare ciò che di bello è stato fatto, d'altronde sono sempre stato silenzioso e tutto l'affetto e il rispetto che ho guadagnato da una parte di voi è stato conquistato dentro il campo".

"Capisco il vostro rammarico, ma un semplice scusa sarebbe stato scontato e sarebbe stato poco - spiega -. Ho sbagliato tante volte, sono stato altrettante volte incapace e limitato ma ho dato il massimo di me, ed è quello che conta. Quello che mi fa dormire con la coscienza pulita ogni notte. Ho sempre rispettato al massimo questa maglia in ogni momento. Mai per interesse o convenienza, ma sempre con amore per l'opportunità che ho guadagnato io per poter poi arrivare fin qui. Quando si parla di calcio ci sarà sempre tanto amore e tanta passione, si può vincere o perdere, cadere e rialzarsi, tutto questo farà sempre parte del gioco!".

E conclude con una dedica in sardo: "Casteddu miu, chi nisciunus pensiri ci siat cosa prus manna de tui. Poita nisciunus mancu s'accostara a tui. Seu sicuru chi as' a torrai in artu, innui ti minesciri. S'amori, s'impegnu e s'onestadi chi t'apu sempri donau est cussu chi ti dopemmu torrai. Totu s'atru anta a essi sempri fueddus a su entu. M'as a mancai... Adiosu Casteddu".