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Sembrano essere passati anni ma in realtà solo poche settimane fa Cesare Prandelli lasciava l'Arena das Dunas a testa bassa e Buffon e De Rossi tuonavano dal Brasile parole al veleno in mondovisione, segno di uno spogliatoio devastato dalla delusione di un'eliminazione più bruciante che mai.
Ieri, a Oslo, sorridevano tutti e si abbracciavano come bambini mentre per Simone Zaza era un gioco da ragazzi buttarla dentro e Leonardo Bonucci si reinventava bomber appoggiando la palla in rete di testa come un navigato numero 10.
E adesso sì, possiamo dirlo forte, dopo la prima partita di peso possiamo dirlo a voce alta: ci piace l'Italia di Conte. Ci piace perché vorremmo fosse l'Italia di tutti, l'Italia di tutto.
Ci piace l'Italia di Conte perché è un'Italia capace di rinascere e rinnovarsi, di divertirsi come temevamo non fosse più possibile o, almeno, non così presto. Ci piace, questa Italia operaia che, se necessario, sa rinunciare ai suoi idoli, sa cambiare e non dipende da nessuno ma ha bisogno di tutti e tutti sono attori protagonisti in un palcoscenico che si nutre di applausi dopo tanto malumore.
Ce ne fossero di Antonio Conte e di Simone Zaza, gente che non ha paura di sbagliare e le tenta tutte anche a rischio di colpire la traversa che, oh, almeno ci hai provato.
Vorremmo fosse l'Italia di tutti, l'Italia di Conte, e non solo di tutti i tifosi, ma di tutti gli italiani in ogni settore e ad ogni livello. Vorremmo fosse il paradigma di un'Italia nuova che riprende a volare sfacciata, come Bonucci sotto porta, che uno si domanda anche "Ma dove cavolo va, Bonucci?" e invece poi vedi che ti segna il 2-0.
Sì, ci piace questa Italia che getta le fondamenta per un'epoca calcistica nuova ed è pronta a ricostruire il castello azzurro sulle macerie delle sconfitte passate. Gli Europei del 2016 sono lontani due anni, il treno è appena partito e sarebbe bello arrivarci forti e risanati nell'animo, oltre che nel calcio.