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MEXICO CITY, MEXICO - JUNE 29: Diego Maradona of Argentina holds the World Cup trophy after defeating West Germany 3-2 during the 1986 FIFA World Cup Final match at the Azteca Stadium on June 29, 1986 in Mexico City, Mexico. (Photo by Archivo El Grafico/Getty Images)
"Maradona, de qué planeta viniste?".
Se lo domandava, incredulo e commosso, Victor Morales, il giornalista uruguaiano autore della radiocronaca più celebre del 'gol del secolo', il 2-0 segnato dal Pibe de oro all’Inghilterra nei quarti di finale dei Mondiali dell’86. Il numero 10 argentino, aveva corso per 60 metri in dieci secondi danzando fra gli avversari che tentavano di arrestare la sua discesa verso porta, prima di scartare l’estremo difensore inglese Peter Shilton e appoggiare la palla in rete.
Era il 22 giugno, e sette giorni più tardi la nazionale albiceleste si laureava campione del mondo allo Stadio Azteca di Città del Messico. Si compiva così, in quella torrida estate, il sogno di un bambino partito da Buenos Aires per diventare un extraterrestre.
Otto anni più tardi, nell’estate del 1994, l’Argentina ha appena sconfitto la Nigeria ai mondiali statunitensi, quando Diego viene sottoposto al test anti-doping risultando positivo. Avrebbe assunto efedrina per perdere peso e potersi presentare al meglio all’appuntamento internazionale. E’ l’ennesima ombra che chiude una carriera straordinaria e controversa.
Otto anni appena dalla conquista della Coppa del mondo all’ultimo atto, e la metafora di una vita vissuta al massimo, un’esistenza condotta al limite. Un viaggio breve e intensissimo puntellato di trionfi e sconfitte, cadute, rinascite e ancora cadute.
Il baricentro basso gli garantiva una resistenza straordinaria alla pressione fisica degli avversari: 165 centimetri di esplosività. Gianni Brera lo definì “bestia iperbolica”. Maradona era tanto. Maradona era troppo in ogni sua declinazione. La mano de Dios, la coppa Uefa e gli scudetti al Napoli con Giordano e Careca. L’irrisolvibile competizione con Pelè. La cocaina, il lusso sfrenato. Le coraggiose denunce contro il potere corrotto e la stessa Fifa e le discusse foto con i camorristi. La passione per le donne, il gossip e la chiacchierata relazione con Heather Parisi. I decennali guai col fisco. L’ammirazione per Che Guevara. L’amicizia con Fidel Castro e Hugo Chavez. Adulato dal popolo, vittima di sé stesso.
Sulla homepage del sito del quotidiano L’Equipe, stasera, campeggia un titolo eloquente: Maradona, la mort d'un dieu. Una leggenda consegnata agli appassionati dello sport di tutto il mondo, che niente ha potuto scalfire. Neppure le vicissitudini degli ultimi anni, che hanno restituito l'immagine di un signore di mezza età goffo e appesantito dagli eccessi. Ma se non fosse stato tutto questo, sarebbe stato Maradona? No.