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E' la fine di un'epoca. Calcistica, certo, ma forse non solo.
Ce li siamo goduti per anni coi loro colpi di genio, la loro classe robusta e profondamente latina e le loro parlate pastose in sala stampa e davanti ai microfoni. Abbiamo imparato a conoscerli, ad amarne i soprannomi, la freschezza e i colori. Non solo lo storico blanco del Real ma anche il blaugrana del Barça e poi quella fantastica camiseta roja, quanto ci hanno divertito e quanto ci hanno fatto male.
Già, perché forse siamo proprio noi italiani ad aver penato di più di questa stagione d'oro del calcio iberico. A livello di club, Real Madrid e Barcellona sono state principali avversarie in Europa di Juventus e Milan. L'Italia, invece, è stata testimone dell'inizio del ciclo quando nel 2008 fu eliminata dagli Europei in Austria proprio da un rigore di Fabregas. Poi, dopo l'incubo sudafricano, furono ancora loro i matadores dei nostri uomini in Polonia nel 2012 e in Confederations Cup l'estate scorsa.
Le quattro sberle rimediate in finale a Kiev due estati fa bruciano ancora sulla faccia di Balotelli e Pirlo, gli stessi che oggi guidano gli azzurri all'arrembaggio in questa Coppa del Mondo sulla quale, ora, potrebbero svelarsi scenari sorprendenti.
E' la fine di un'epoca, allora. Malinconica e triste come tutti i finali delle belle storie. Perché anche se iniziavano a stancare, noi, questi ragazzi, li abbiamo sempre amati. Anche quando ci hanno sconfitto, anche se hanno vinto tutto e non hanno lasciato nulla a nessuno. Venerdì, la manita olandese all'Arena Fonte Nova ci ha fatto esultare ma, in fondo, era come se ci dispiacesse un po'. Come scoprire all'improvviso che il vino migliore si è rovinato e la bocca, arrivati al dolce, sarà comunque un po' più amara.
Onore a voi, infine, Casillas, Ramos, Iniesta e tutti gli altri. Così fa male, ma è l'ora di partire. Saranno altri a sorridere, stavolta.