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"Quando non giochi hai due strade: o aspetti il tuo turno in silenzio, oppure cerchi di essere prezioso in altro modo". Salvatore Sirigu si racconta al Corriere della Sera, al termine dell'Europeo che lo ha visto protagonista nonostante sia sceso in campo solo per una manciata di minuti.
Il portiere sardo ha giocato un ruolo fondamentale nello spogliatoio, ha contribuito a compattare il gruppo e il giorno della finale ha sorpreso tutti proiettando i video messaggi di familiari e cari di tutti i giocatori e recitando una sua personale dedica a ognuno di loro. "È cominciata quasi per caso, alla vigilia della gara con la Turchia - racconta -. Ci stavamo cambiando e non sapevamo a cosa saremmo andati incontro. Ho scritto alcune frasi sul telefono, le ho salvate. E poi ho deciso di inviarle".
"Veniamo da un anno e mezzo durante il quale il calcio non è stato più lo stesso, per noi è già una vittoria entrare in uno stadio con i tifosi. Ricordiamoci che uniti si è più forti, e che più si è uniti e più si è forti. E godiamocela, perché tanti vorrebbero essere al nostro posto - sottolinea -. Ho cercato di tramandare principi e valori che mi sono stati trasmessi dai campioni frequentati in Nazionale".
E sulle parole di incoraggiamento a Donnarumma prima dei rigori: "Cosa gli ho detto? Resterà per sempre un segreto tra me, lui e Meret, un altro giovane serio e sereno. Io sono più vecchio, mi ascoltano. Gigio ha umiltà e testa sulle spalle, perciò mi piace: i calciatori passano, gli uomini restano. Erede di Buffon? Manteniamo toni soft. Gigi è l’unico che ha attraversato le generazioni al top".
Capitolo razzismo e polemiche "BLM": "Ci hanno dato dei razzisti: non si può. Qui c’è gente impegnata nel sociale, Nkoulou - suo compagno al Toro ndr.- per me è un fratello. Abbiamo dimostrato di rispettare chi lo fa, è un gesto anglosassone. Però solo noi siamo stati criticati".
Poi torna sul suo gesto nel pomeriggio prima della finale: "Un messaggio spero toccante, ma anche libero e positivo. Giochiamocela con il sorriso perché è un privilegio esserci, ho detto. E ancora: siamo arrivati fin qui, non può che andare in un certo modo. Avevo ragione".