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Roma, 1 apr. - (Adnkronos) - Doppio record mondiale del 1978 oltre i due metri e l’oro olimpico a Mosca, due anni dopo, ai Giochi del boicottaggio statunitense. La campionessa Sara Simeoni si racconta in un’intervista sul quotidiano La Ragione. “Quando vado nelle scuole c’è sempre entusiasmo e un senso di gratitudine, eppure ho smesso nel 1986. Siamo stati campioni e punti di riferimento in un’epoca dolorosa per il paese, nell’era del terrorismo. Con i nostri successi abbiamo regalato una speranza”, commenta Simeoni.
Nel 2014 il Coni l’ha nominata donna dello sport italiano. I trionfi di Sara si sono intrecciati agli sprint di Mennea. Sara e Pietro hanno condiviso gli inverni di fatica e allenamento a Formia, le battaglie olimpiche, le vittorie, le sconfitte, i record e grazie a lei, lo sport femminile si è conquistato lo spazio che meritava. “Dopo quei successi, alle gare femminili il pubblico c’era, eccome”, ricorda la saltatrice in alto azzurra, “Gli spettatori stavano imparando a seguire lo sport femminile sulla scia del racconto dei quotidiani, delle riviste che iniziavano a darci lo spazio che con le prestazioni, ci sarebbe spettato di diritto. Siamo state testarde, ci siamo riuscite. Io, come apripista, sono stata decisamente testarda”.
Sui campioni di oggi Sara Simeoni commenta: “L’Italia dello sport vive un momento straordinario. Jacobs, Sinner, Ceccon, c’è stato un grande ricambio generazionale, gli stranieri non ci sembrano più marziani”, dice Sara, “Il mio unico rimpianto è che gli sportivi di oggi sono meno autentici. E’ inevitabile, forse per i social, forse perché anche lo sport segue la società che brucia e consuma tutto in pochi attimi. Si è persa un po’ di genuinità”.