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“In maniera del tutto arbitraria ho scelto storie, partite e calciatori che a mio avviso valesse la pena di raccontare o ricordare, dando sempre un occhio alle statistiche, mio male incurabile della più tenera età”. In “storie di pallone in Sardegna”, attraverso una serie di racconti, è la nostra isola a fare da filo conduttore alle memorie, alle storie, alle vicende, di quei giocatori che hanno animato il calcio sardo per circa cinquant’anni. Un susseguirsi di ricordi ed episodi intorno a nomi noti e meno noti, a talenti poco conosciuti e ai bomber che hanno fatto la storia del calcio isolano. Tutto ruota intorno al grande Gigi Riva, colui che l’autore definisce “il numero 11 che si è fatto uomo”, icona del Cagliari e mito indiscusso dei sardi, che, insieme ai suoi compagni di squadra, il 12 aprile 1970 ha festeggiato il primo e unico scudetto del Cagliari. Una vittoria di grande orgoglio per l’isola intera e per tutto il meridione, un momento unico che è rimasto indelebile nella memoria di chi quegli anni li ha vissuti. Con toni incalzanti, ma nostalgici in “storie di pallone in Sardegna” viene raccontato un calcio d’altri tempi, decisamente lontano da quello attuale, dove a farla da padrone erano l’umiltà e la semplicità. Si parla di un calcio quasi poetico in grado di regalare forti emozioni, dove ciò che contava era la partita giocata in campo e non il gossip intorno al campione di turno. L’autore, Nanni Boi, può, affettuosamente, essere definito “un uomo ossessionato dal calcio”, non a caso viene considerato da giornalisti e tifosi una vera e propria memoria storica del calcio in Sardegna. Egli conosce a memoria l’Almanacco del calcio, la vita, i gol, i numeri e la maglie indossate dai giocatori in campo. Una memoria che ha sempre condiviso con i suoi colleghi, regalando loro aneddoti da condividere durante le partite con il pubblico radiofonico. L’autore vorrebbe questo libro avesse l’ambizione di non cancellare le tradizioni della nostra Isola e ci prova unendo in un unico racconto oltre 100 capitoli della nostra storia, citando oltre 1600 calciatori e quasi tutti i centri della Sardegna.
Nanni Boi non è solo l’artefice del libro, ma è anche il protagonista di “Storie di pallone in Sardegna”, infatti, attraverso i ricordi inerenti il calcio, ripercorre diverse tappe della sua vita, come quando ancora bambino, insieme al padre, il 12 aprile 1970 entra all’Amsicora per vedere vincere il suo Cagliari. Lui che, trascinato dalla forte passione, sarebbe voluto diventare un grande calciatore, ma che nel mondo del calcio vi è entrato come giornalista. A proposito di questa passione Hegel diceva: "Nel mondo nulla di grande è stato fatto senza passione." La passione è quell’impulso che ti fa percorrere km senza che questi ti pesino, che ti travolge senza mai farti perdere il fiato.
La passione è quel forte sentimento che ha fatto da collante a Esterzili durante la presentazione del suo libro, alla quale Nanni, a causa di problemi di salute, purtroppo non ha potuto partecipare, ma ha voluto abbracciare il suo pubblico con una bellissima lettera, che ha quasi fatto dimenticare la sua assenza. Ha fatto le sue veci in modo egregio Alessandro Kalb, editore e amico di Nanni, che scommettendo con lui in questo nuovo libro non ha sbagliato il tiro. Protagonisti indiscussi della serata sono stati sicuramente Bruno Corda e Beppe Tomasini, i quali pur vivendo il calcio da due postazioni differenti hanno in comune quella genuinità, umiltà e quella onestà intellettuale che oggi purtroppo è difficile vedere sia in campo che nella tribuna giornalisti. Bebbe Tomasini non è stato solo uno degli eroi dello scudetto, ma è anche un uomo che con la sua schiettezza e quella lampante semplicità ha la capacità di entrare sempre in sintonia con tutti. È un uomo che ha scelto di restare a vivere in Sardegna perché questa terra lo ha conquistato e nonostante mantenga, a distanza di anni, un forte accento lombardo, quando parla dei sardi dice “noi”. Un campione di quelli veri che, non solo si è messo a completa disposizione del pubblico rispondendo ad ogni provocazione e curiosità, ma che ha anche chiesto ad un giovane ragazzo esterzilese, militante nel Mandas, di fare una foto insieme. Questi sono e restano i veri fuoriclasse. Bruno Corda, voce familiare delle radiocronache delle partite del Cagliari, grazie alla sua naturale onestà e rara passione, lascia in eredità cronache e aneddoti sul calcio, quello vero. Un giornalista senza peli sulla lingua, che, come dice Nanni, “ha sempre tenuto la schiena dritta”. Prima uomo, poi giornalista corretto, di quelli che la verità amano dirla. Mettendosi in gioco ha regalato ai presenti una performance della sua inconfondibile radiocronaca. La passione è quel sentimento che ha condotto Nanni, Bruno e Beppe in quel mondo chiamato calcio.