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All’indomani dell’attentato di Westminster Bridge a Londra, abbiamo pubblicato un’inchiesta sulle ragioni storiche degli attentati di matrice islamica in Europa. Tra queste ragioni vi è la fallimentare politica coloniale e postcoloniale di alcuni paesi occidentali, come Regno Unito e Francia.
Finanche l’Italia non è immune da questa responsabilità, giacché ha contribuito allo sfaldamento dell’Impero Ottomano acquisendo la fetta di territorio nordafricano che avrebbe, in seguito, costituito la Libia.
La Siria, come la Libia, è una nazione figlia delle anzidette fallimentari politiche. Entrambe nazioni prive di ragion d’essere, dal punto di vista etnico e religioso. Gli occidentali, nella fattispecie inglesi e francesi, sono endemicamente considerati nemici da annientare o screditare poiché causa dei problemi dell’intera regione mediorientale (in realtà le colpe storiche dei paesi occidentali non impedirebbero per nulla l’implementazione dei diritti umani in Medio Oriente).
Dopo l’attacco chimico di martedì scorso nella provincia di Idlib, il vice ministro degli esteri siriano Faysal Miqdad ha accusato oggi la Gran Bretagna, la Francia, la Turchia e l'Arabia Saudita di esserne i veri responsabili, assieme ai qaidisti siriani. Miqdad ha affermato che "i gruppi armati e chi li manovra dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dalla Turchia e dall'Arabia Saudita sono i responsabili di questo crimine".
Il governo siriano, insomma, anziché concedere al suo popolo le garanzie della democrazia, seguita a mascherare la sua tirannide, con le colpe storiche dell’Occidente.
L’Occidente, d’altro canto, sembra seguitare con un certo lassismo nella ricerca del dialogo con la parte illuminista dell’islam e, probabilmente, nell’utilizzo dell’intelligence.
Stavolta sono morte più di 70 persone...quante ne dovranno morire ancora?